Quadro misto per l’economia italiana. L’Istat ha stimato una variazione nulla del PIL per il terzo trimestre dell’anno sia su base congiunturale che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le attese erano per un aumento dello 0,1% in entrambi i casi. Nel secondo trimestre, il PIL italiano aveva segnato un calo dello 0,4%. Se il segno meno fosse rimasto, formalmente l’Italia sarebbe entrata in recessione. Abbiamo schivato il proiettile, ma resta il fatto che siamo in stagnazione.

Significa che non cresciamo. La crescita acquisita per il 2023 resta dello 0,7%. In concreto, il PIL nell’intero anno segnerà +0,7% se resterà invariato anche nell’ultimo trimestre.

Inflazione italiana sotto target BCE

E nel mese di ottobre c’è da registrare un crollo dell’inflazione italiana e nell’intera Eurozona. La crescita tendenziale dei prezzi al consumo è scesa dal 5,3% di settembre all’1,8%, dato minimo da giugno 2021. Su base mensile, c’è stato un -0,1%. Gran parte di questa discesa si deve a quello che gli economisti definiscono “effetto base”. Infatti, nell’ottobre dello scorso anno ci fu un boom dei prezzi. L’indice FOI segnò un balzo all’11,5% annuale dall’8,6% del mese precedente. Su base mensile, si ebbe un +3,3%. Quindi, il confronto favorisce un calo marcato.

Ha contribuito favorevolmente alla discesa anche il crollo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (-32,7%) e non (-17,7%). L’inflazione “core”, al netto di energia e generi alimentari, ha anch’essa proseguito il trend ribassista al 4,2% dal 4,6% di settembre.

La forte discesa dell’inflazione è una buona notizia, in ogni caso. Essa coinvolge tutta l’Eurozona, dove la crescita annuale dei prezzi è scesa dal 4,3% al 2,9% e il PIL è sceso dello 0,1%. Numeri che allontanerebbero, per quanto in gran parte previsti, una ulteriore stretta sui tassi di interesse della Banca Centrale Europea (BCE). Già al board di ottobre c’è stata una pausa, segno che il costo del denaro nell’area avrebbe raggiunto l’apice.

Tornando all’Italia, il mix tra stagnazione e inflazione in calo sotto il target BCE dipinge un quadro in chiaroscuro. Da un lato non siamo in recessione, dall’altro restiamo fermi.

Consumi giù con boom prezzi

L’alta inflazione è stata forte concausa del tonfo del PIL nel secondo trimestre dopo il +0,6% messo a segno nel primo. Le famiglie hanno subito un forte calo del potere di acquisto, anche perché le loro retribuzioni sono rimaste quasi invariate. L’Istat ha stimato nei mesi scorsi un crollo dei salari reali intorno al 7,5% nel primo semestre di quest’anno. Ma le retribuzioni stanno riguadagnando terreno, salendo del 2,6% in media nei primi nove mesi del 2023. In questo caso, la perdita reale si fermerebbe al 3%, pur restando notevole. Dunque, il calo oltre ogni previsione di ottobre rincuora per l’impatto favorevole che avrebbe sui consumi. D’altra parte, esso rispecchierebbe in parte proprio un “raffreddamento” della domanda, sintomatico di un’economia in stallo.

Recessione evitata grazie a esportazioni

Da notare come l’Italia abbia registrato nell’ultimo anno tassi d’inflazione superiori alla media dell’Eurozona. Non è così ad ottobre, mese in cui segna una crescita tendenziale dei prezzi dell’1,1% più bassa. E anche questo è un dato da non sottovalutare, perché segnalerebbe un’incipiente ripresa della competitività verso i partner dell’unione monetaria. Da notare che in Germania l’inflazione è rimasta ben sopra il target BCE, al 3,8%. Il confronto con l’Italia passa da un -0,8% a un +2%. I prezzi tedeschi tornano a crescere più di quelli italiani. Buone notizie in prospettiva per il Made in Italy.

A proposito di esportazioni, il saldo commerciale extra-UE 27 è passato da -29,2 miliardi di euro dei primi nove mesi del 2022 a +28,6 miliardi per i primi nove mesi di quest’anno.

In soldoni, abbiamo schivato la recessione anche grazie, se non esclusivamente, al recupero della bilancia commerciale, zavorrata nel corso del 2022 dalla crisi dell’energia. Se il tonfo dell’inflazione riuscisse a rianimare i consumi interni, esisterebbe una qualche speranza che il quarto trimestre veda un ritorno alla crescita del PIL, pur timido.

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