L’Italia ha un problema di pensioni. Anzi, no. Il tema è molto sensibile. E’ ormai da oltre un decennio che la questione è diventata emblematica di un Paese ingessato e ingabbiato nella perenne stagnazione, incapace di riformarsi e di darsi obiettivi condivisi per il medio-lungo periodo. La CGIA di Mestre ha rielaborato i dati di INPS e ISTAT rispettivamente sul numero delle pensioni erogate nel 2022 e quelle sull’occupazione. I risultati ottenuti sono eclatanti e allarmanti al tempo stesso: ci sono più pensioni che lavoratori nel Bel Paese.

Per l’esattezza, le prime sono state 22 milioni 759 mila e i secondi la media di 22 milioni 554 mila.

Parliamo di pensioni e non di pensionati, perché sappiamo che una stessa persona può beneficiare di più assegni. Ad esempio, può percepire la pensione di vecchiaia e anche quella d’invalidità, ecc. I numeri dell’INPS ci dicono che il numero in Italia siano circa 16 milioni. Questo significa che ciascuno di essi in media percepisce quasi 1,5 assegni.

Il dato nazionale fa rabbrividire. Esiste un occupato ogni 2,62 abitanti, tenuto conto sempre per il 2022 che il numero dei residenti nel nostro Paese fosse di poco superiore ai 59 milioni. E, però, c’è una pensione ogni 2,59 abitanti. Ma come rimarca il grafico di cui sotto, che riassume i dati regione per regione, esiste una spiccata differenza tra Nord e Sud. Fatta eccezione per Umbria, Marche e Liguria, al Centro-Nord il numero degli occupati è sempre superiore a quello delle pensioni erogate. Al Sud, invece, risulta sempre inferiore. E così, troviamo che complessivamente dal Lazio in su abbiamo un saldo attivo di 1,45 milioni di occupati sulle pensioni. Nel Meridione, il saldo diventa negativo per 1,24 milioni.

Pensioni e lavoratori in Italia

Occupazione e non pensioni dramma al Sud

Tuttavia, non dovete pensare che al Sud vi siano relativamente alla popolazione più pensioni. Anzi, è vero il contrario. In esso risultano erogate 7,21 milioni di pensioni, cioè pari al 36,2% della popolazione.

O se volete, al Sud c’è una pensione ogni 2,76 abitanti. Al Centro-Nord, saliamo a una pensione ogni 2,51 abitanti, pari a una percentuale prossima al 40%.

Il vero dramma del Sud consiste, però, nella bassissima occupazione. Prendete i due estremi del grafico di sopra: in Lombardia, c’è un occupato ogni 2,29 abitanti (il 43,6% dei residenti lavora). In Sicilia, lavora solamente 1 abitante residente ogni 3,69 (27,1%). Nonostante, quindi, sull’isola vi siano meno pensioni pro-capite che in Lombardia (ogni 2,9 abitanti contro 2,7), il dato diventa insostenibile. Di fatto, nell’intero Meridione risultano occupati neppure 6 milioni di persone su quasi 20 milioni di abitanti. Lavora appena il 30% della popolazione contro una media nazionale del 38%, che al Centro-Nord svetta al 42,4%.

Ed è così che al Centro-Nord vi sono 0,94 pensioni per ogni 1 occupato, mentre al Sud ve ne sono 1,20 ogni 1 occupato. E questo, dicevamo, nonostante in valore sia assoluto che relativo l’INPS stacchi più assegni nel Settentrione. Se anziché parlare di pensioni e reddito di cittadinanza, quindi, iniziassimo seriamente a riportare il dramma dell’occupazione al centro del dibattito politico, compiremmo un’opera di serietà. Se al Sud ci fossero tassi di occupati simili a quelli del resto d’Italia, entrambi i problemi non si porrebbero più. Non ci sarebbe più alcun bisogno di sussidi o almeno questi diverrebbero sostenibili per le casse dello stato, così come la previdenza.

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