Da noi in Italia, la pirateria ha un suo nome esclusivo, la si chiama pezzotto, e si distingue dalla pirateria classica per la sua organizzazione specifica. Con il termine pezzotto infatti si indica una piattaforma che scimmiotta quelle legali, come Prime Video e Netflix, per offrire una serie infinita di contenuti in streaming, sia on demand che live, tutti completamente illegali. Insomma, l’utente non deve andarseli al cercare sul web sui cosiddetti siti pirata, ma gli vengono istallati direttamente sulla tv e pronti da visionare comodamente con il telecomando.

A quanto pare,  nonostante i proclami e le tante buone intenzioni, il rapporto tra gli italiani e la pirateria è più saldo che mai.

La pirateria rimane una piaga insuperabile

In Italia la criminalità riesce a organizzarsi come in nessun altro posto. Oltre a dare un termine alle cosche mafiose, come ad esempio la pericolosissima Ndrangheta, oggi tornata in auge, diamo un nome anche alle attività che i criminali applicano. Ed ecco quindi che la pratica di piratare i contenuti audiovisivi viene chiamata pezzotto. Ora, come detto, in realtà il termine si riferisce a una visione sistematica di contenuti illegali attraverso una vera e propria installazione effettuata sul dispositivo. I dati raccolti dalla Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (FAPAV) si estendono invece in maniera più generalista e ci dicono che nel 2023 il 39% degli italiani ha visto film, serie tv o altro ancora in maniera illegale.

Si tratta di una percentuale mostruosa che, secondo i protagonisti dello studio, ha una chiara indicazione: gli italiani credono che non verranno mai beccati, o che comunque la pirateria sia un reato minore, per il quale non esiste una vera pena. A quanto pare quindi non è bastato ricordare che la sanzione può arrivare fino a 5000 euro. Ma com’è possibile che ben 23 milioni di italiani abbiamo visto almeno un contenuto pirata lo scorso anno? Sono numeri davvero mostruosi che a questo punto ci fanno giungere a un’altra domanda: quanto è grande il giro d’affari del cosiddetto pezzotto? Vediamolo insieme.

Pezzotto per tutti, quanto guadagnano i pirati?

Come detto, si parla di 23 milioni di italiani coinvolti in visioni illecite. Lo studio degli esperti è andato più a fondo e ha scoperto che il 18% di 23 milioni ha preferito vedere tali contenuti pirata sui siti presenti online, mentre il 15% li ha scaricati e visti in un secondo momento. 11,8 milioni di italiani invece li hanno visti con l’IPTV illegale, ossia il già più volte citato pezzotto. I contenuti più paratati sono i film, seguiti poi dalle serie tv e al terzo posto abbiamo gli eventi sportivi. Interessante anche l’indagine sui profili. Secondo lo studio in prevalenza gli italiani che guardano contenuti pirata sono laureati, chiara prevalenza anche per le regioni del Sud, mentre non c’è invece una netta differenza di genere, quindi uomini e donne utilizzano la pirateria allo stesso modo.

Ma veniamo alla domanda economica per eccellenza, quanti soldi sta facendo la pirateria in Italia? Insomma, qual è il danno economico del pezzotto? Per le industrie di contenuti audiovisivi parliamo di una perdita di fatturato di 2 miliardi di euro all’anno nel nostro Paese. Si tratta di una cifra davvero impressionante che equivale a 821 milioni di euro di PIL, e quali genererebbero di conseguenza 377 milioni di gettito fiscale. Sono cifre da capogiro che ci danno chiaramente la misura del danno che le aziende del settore stanno subendo. Diversificare le offerte potrebbe essere una soluzione importante per attutire il colpo, offrire pacchetti più economici, specifici, in modo che l’utente possa vedere solo ciò che realmente gli interessa ma pagando di meno. Se le sanzioni infatti non intimoriscono, è necessario agire con una nuova proposta per debellare il problema.

Riassumendo…

  • 23 milioni di italiani guardano contenuti pirata almeno una volta all’anno;
  • secondo lo studio, però, sono oltre 11 milioni gli italiani che utilizzano proprio il pezzotto;
  • il danno per le aziende del settore è di 2 miliardi di euro all’anno.