Dopo settimane di intenso pressing da parte di finanziatori e plenipotenziari del Partito Democratico, il presidente Joe Biden ha annunciato di essersi ritirato dalla corsa per le elezioni presidenziali del 5 novembre. Spiega di averlo fatto “nell’interesse del partito e del Paese”. Cosa non meno importante, ha fatto endorsement a favore di Kamala Harris, la sua vice alla Casa Bianca. La decisione era nell’aria da tempo e si speculava ormai solo sui tempi dell’annuncio. Non accadeva dai tempi di Lindon Johnson nel 1968 che un presidente in carica rinunciasse a ricandidarsi.

Il dibattito disastroso contro Donald Trump di fine giugno aveva generato allarme a sinistra. Biden si era rivelato del tutto inabile a un secondo mandato.

Nomination ufficiale solo con convention di agosto

Kamala Harris ha 59 anni e non è certo una figura di peso del partito. Venne scelta dal presidente in campagna elettorale per cercare di attirare il consenso delle minoranze progressiste e di colore. Una volta iniziato il mandato è apparsa del tutto evanescente. Figura senza solidità politica, né personale. Una scommessa andata perduta. L’unico soddisfatto sarà stato lo stesso Biden, che con una salute così zoppicante, non ha dovuto guardarsi le spalle dalla sua vice, incapace di fargli ombra anche nei momenti più bui.

Per i sondaggi Harris farà grosso modo come Biden, anche se i veri sondaggi saranno sin da oggi. C’è da dire che la donna non ha la nomination in tasca. Non basta una dichiarazione pubblica del presidente per ottenerla. Ci sarà una convention del partito tra un mese a Chicago. In teoria, i delegati di Biden dovrebbero votarla e consentirle formalmente di correre per tutto il partito. Rivali di peso non sembrano esservene, anche perché Michelle Obama se ne starebbe in panchina.

Ipotesi dimissioni Biden?

Harris potrà vincere o perdere le elezioni contro Trump a novembre.

Ciononostante, possiede molte chance di diventare presidente. In che senso? Se la sua campagna elettorale non decollasse, tra i democratici crescerebbe la pressione su Biden per dimettersi anche da presidente, consentendo alla sua vice di mettersi in mostra negli ultimi mesi di mandato fino alle elezioni. Questo stratagemma le darebbe quella popolarità che ad oggi le manca. Certo, bisognerebbe prima convincere il clan Biden (tutt’altro che sereno dopo queste settimane) e fare i conti con un terremoto politico-istituzionale.

Senza Harris donazioni a rischio

Probabile che Harris scelga come suo vice il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, a capo di uno swing state”, uno degli stati in bilico a cui punta Trump per tornare alla Casa Bianca. Di certo c’è che la sua nomination non ha alternative, sebbene non susciti emozioni tra le stesse fila della sinistra americana. Essendo la vice di Biden, è l’unica che può conservare i 270 milioni di finanziamenti già ottenuti. E già nelle scorse ore c’è stato un boom di donazioni dopo settimane di “congelamento”. Insomma, Harris anche per una questione di soldi. Con la speranza che la sua ideologia radicale possa contenere le vittorie dei repubblicani al Congresso.

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