La BCE di Lagarde aggraverà la crisi dell’Italia, salta la copertura di Francoforte ai BTp

L'incredibile ignoranza di Christine Lagarde, a capo della BCE, renderà più grave la crisi economica italiana, lasciandoci soli nel momento più buio.
5 anni fa
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Lagarde mette nei guai la BCE

“We are not here to close the spreads”. La frase funesta di Madame Christine Lagarde è stata uno schiaffo all’indirizzo dell’Italia e che la nostra economia pagherà a caro prezzo nei prossimi mesi, non importa se la stessa BCE dovesse correggere il tiro, né che il governatore abbia subito dopo la conferenza stampa puntualizzato la sua espressione, rassicurando sul lavoro di contrasto alla “frammentazione” dei mercati nell’Eurozona. Le parole valgono come pietre in politica monetaria ed errore più grave l’ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale non avrebbe potuto commettere.

Panico in borsa, vola lo spread e la BCE non convince i mercati: siamo in emergenza 

Cosa significa quella frase? La BCE risponde così a un giornalista che le chiede se senta di dover intervenire con nuovi strumenti, nel caso in cui l’Italia si trovasse in difficoltà, a causa della dura lotta contro il Coronavirus. Lagarde ha semplicemente risposto nella sostanza “non sono fatti nostri”. Questo è stato il succo della sua dichiarazione e questo hanno colto i mercati in quelle tragiche parole, pronunciate un po’ per ignoranza, un po’ per strafottenza, un po’ per compiacere l’azionista di controllo dell’istituto, vale a dire la Germania.

Lagarde ha abbandonato l’Italia a sé stessa e lo ha fatto proprio mentre ha richiesto ai governi dell’Eurozona di intervenire con un appropriato coordinamento fiscale per reagire alla crisi. La Commissione europea compie il passo storico di sospendere il Patto di stabilità, consentendo agli stati dell’area di eccedere i limiti di deficit, fissati al 3%. Tuttavia, chi davvero potrà permettersi di sforare ampiamente e senza grosse preoccupazioni sulle conseguenze? Di sicuro la Germania, che nemmeno ne approfitterebbe, partendo da un avanzo di bilancio. L’Olanda potrà anche e forse anche più della stessa Germania, con un debito pubblico ancora più basso in rapporto al pil.

Crisi italiana sarà più grave dopo BCE

Nemmeno la Francia avrà alcun problema, visto che il presidente Emmanuel Macron già annunciava a fine 2018 di voler sforare il 3%, senza che sui mercati vi fu alcuna reazione negativa contro gli Oat emessi da Parigi. Spagna e Portogallo forse dovranno stare più attenti, visti i rispettivi trascorsi, ma sono nelle grazie dei mercati già da anni, anche perché crescono. L’Italia, invece, quasi certamente sforerà il tetto, ma semplicemente per il collasso in corso della sua economia e delle entrate fiscali, al netto del pacchetto da 25 miliardi di misure varato dal governo Conte. Esso si rivelerà del tutto insufficiente per contrastare la crisi, ma di più non si potrà fare, se è vero che i rendimenti italiani fossero i secondi più alti d’Europa dopo la Grecia prima ancora della disastrosa conferenza stampa di Lagarde, a seguito della quale abbiamo superato i livelli ellenici un po’ lungo l’intera curva. Un triste primato che non ci fa affatto onore.

Ma come investire di più o offrire sollievo sul fronte delle tasse ai contribuenti, se la BCE ha appena dichiarato che non “coprirà” il nostro debito? Quando scriviamo di copertura, ci riferiamo a quel non detto di qualsiasi banca centrale, compresa quella di Francoforte, in base al quale le emissioni sovrane, nel caso in cui dovessero materializzarsi scenari nefasti, risultano garantite. Cosa fu il “whatever it takes” di Mario Draghi, se non un avvertimento esplicito al mercato di non scommettere contro la BCE vendendo alcuni bond (BTp e Bonos, in particolare), altrimenti avrebbero perso? Quell’estate di 7 anni fa, l’italiano salvò l’euro dicendo in poche parole agli investitori: “non vi azzardate a puntare contro i debiti sovrani dell’area, altrimenti vi farò vedere io di cosa sono capace”.

La speculazione si arrestò, perché venne meno il coraggio della finanza nello sfidare Francoforte, avendo compreso che questa avrebbe fatto sul serio.

Il conto salato dello spread

Adesso, accade il contrario. Lagarde ha segnalato, pur involontariamente (si spera), di non avere alcuna intenzione di garantire per nessuno. Vero, il suo mandato glielo impedisce, ma quando si gestisce una banca centrale si rivela essenziale conservare le apparenze. E la francese non solo non lo ha fatto, ma si è prodigata nello spiegare il contrario. Saltata la copertura, l’Italia dovrà centellinare ogni spicciolo che intende destinare alla lotta contro la crisi sanitaria prima ed economica subito dopo, perché per ogni euro di BTp in più emesso dovrà fare i conti con un mercato che le farà la linguaccia, dicendole: “mò paga”.

Se i numeri si fermassero a quelli di venerdì scorso, l’aumento dello spread ci costerebbe quest’anno tra 3,5 e 4 miliardi di euro in più di spesa per interessi. Soldi, che andranno ad aumentare l’enorme stock del debito e a ridurre il carico degli interventi a favore dell’economia. Lagarde con una frase, sempre che le cose non peggiorino, ci ha subito tolto un margine dello 0,2% di pil. Questo è l’esatto contrario di quanto dovrebbe fare una banca centrale, il cui compito consiste nel rassicurare, non nel generare allarme. Non scadiamo nel complottismo, le esternazioni della francese non sono state né volute e né puntavano a colpire l’Italia. Peggio, molto peggio: sono frutto dell’ignoranza. E fa più danni un ignorante di un uomo in malafede, perché almeno con il secondo puoi trattare.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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