I giovani italiani vogliono lavorare ma non vogliono muoversi da casa. A dirlo i dati Eurostat, basati su ragazzi tra 20 e 34 anni e il loro rapporto con la mobilità per il lavoro. Per l’Italia, ancora una volta, il primato è piuttosto controcorrente, ma non del tutto stavolta. Il nostro paese è sesto per giovani occupati nella città d’origine, un punto che va a sottolineare come i ragazzi italiani siano meno propensi a lasciare la zona in cui sono nati per cercare fortuna altrove.

Peggio di noi soltanto la Polonia, Malta, Olanda, Cipro, Romania e Danimarca che in questo senso si ritrovano con percentuali maggiori rispetto alle nostre.

Voglia di lavorare ma non di muoversi

Il record italiano è di giovani che hanno avuto la fortuna, se così possiamo chiamarla, di trovare lavoro nel luogo d’origine, mentre una larga fetta di disoccupati vorrebbero non spostarsi dalla propria città riducendo, in tal senso, la possibilità di trovare un impiego. I dati Eurostat, insomma, mettono in primo piano il fatto che i giovani tra i 20 e 34 anni sembrano restii a muoversi. Il 21% si sposterebbe ma restando in Italia mentre solo il 12% sarebbe disposto a trasferirsi all’estero, nelle città dell’Unione. Una percentuale del 17% invece andrebbe anche altrove, nei paesi extra europei. Il dato più preoccupante non è tanto quello che indica come tanti giovani italiani siano riusciti a trovare impiego nella zona di origine ma quello del 60% di disoccupati che seppur senza lavoro non vogliono muoversi. Su 100 giovani soltanto 20 sarebbero disposti a trasferirsi in un’altra città italiana, cifra che scende a 7 se parliamo di città europee. Stavolta, però, bisogna spezzare una lancia a favore dell’Italia: oltre ad essere in buona compagnia sembra che su 17 paesi considerati quasi la metà dei ragazzi non sembrano vogliosi di cambiare aria pur di trovare lavoro.

I più coraggiosi sono gli svedesi, spagnoli, francesi e finlandesi. Per la Svezia la percentuale di ragazzi disposti alla mobilità è del 34%.

Il primato italiano

L’Italia resta comunque il paese in cui i giovani, effettivamente, hanno cambiato città per il lavoro. Solo il 2% si è trasferito altrove, il 98% non si è mai mosso e l’1% lo ha fatto rimanendo in Italia. Dai dati emerge che più l’educazione scolastica è maggiore più i giovani sono aperti a nuove esperienze fuori dai confini nazionali. Insomma, da un lato la fotografia è positiva e testimonia che chi è riuscito a trovare la propria strada lavorativa, in buona parte, lo ha fatto rimanendo a casa propria ma dall’altra, guardando ai disoccupati, si nota che questi pur di non spostarsi dalla propria città preferiscono rimanere inoccupati. Bisogna però sottolineare di giovani che, al giorno d’oggi e soprattutto nel nostro paese, tendono a rimanere a casa con i genitori fino a oltre 30 anni in molti casi e non hanno la necessità stretta di scendere a compromessi preferendo la comodità genitoriale. Una realtà che cambia se si parla di persone che devono mantenere una famiglia o che non hanno nessuno a cui aggrapparsi.

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