Lo short selling e i titoli più shortati del mercato americano

Alessandro Moretti e Danilo Zanni ci spiegano oggi come funzionano le vendite allo scoperto e cosa s'intende per "short interest".
4 anni fa
3 minuti di lettura
Alessandro Moretti e Danilo Zanni

Se hai sempre pensato che si potesse guadagnare solamente dai rialzi di borsa, leggi con attenzione questo articolo perché capirai come è possibile guadagnare anche dai ribassi, ma sopra tutto perché è una pratica consigliata solo ai professionisti per determinati motivi che affronteremo nel corso dell’articolo.

Lo short selling o vendita allo scoperto, detto all’italiana, è un’operazione finanziaria che consiste letteralmente nel vendere uno strumento che non si possiede per ricomprarlo a un prezzo più basso. Questa operazione si effettua quando si ha un’aspettativa di discesa per un qualsiasi titolo azionario o asset.

E quindi otterrò un profitto solo nel caso che il titolo scenda.

Nella pratica la banca o un qualsiasi intermediario finanziario mi presta temporaneamente i titoli che voglio vendere allo scoperto a fronte di un interesse annuale calcolato in base alla durata dell’operazione allo scoperto.

Quando vorrò terminare la posizione sia essa in profitto o in perdita, andrò a comprare nuovamente i titoli sul mercato mettendo in atto un pratica che in gergo è chiamata “ricopertura” ma che non è nient’altro che un semplice acquisto e restituirò i titoli che ho preso in prestito.

Il venditore allo scoperto non si accorge di tutto ciò, è un attività che fa il suo broker, ma vi ho spiegato cosa succede nel dietro le quinte.

Oltre al pagamento degli interessi al seller è richiesta dall’intermediario un margine di garanzia, trattandosi di un’operazione in cui di fatto in mano non si ha nulla mentre è aperta. Facciamo un esempio completamente casuale.

Ritengo che il titolo Tesla debba scendere per l’analisi che ho condotto, vado sulla mia piattaforma e “shorto” a un prezzo di 900, 10 azioni, a quel punto come spiegato prima il broker mi presta i 10 titoli che venderò sul mercato, per un controvalore di 9.000 dollari, il broker mi richiede per questo tipo di operazione un margine di garanzia del 50%, quindi per fare questa operazione mi basterà avere sul conto i 4.500 dollari.

La logica che sta dietro a uno short è semplicemente invertita rispetto a quella di un normale operazione.

In quel caso è facilissimo da capire perché affine al nostro modo di pensare, compro qualcosa a un prezzo x per rivenderla a un prezzo y e ottenere un profitto. Nel caso dello short, vendo il titolo a un prezzo x per ricomprarla a un prezzo y e ottenere un profitto sul ribasso del titolo. Ma ora vediamo quali sono le principali criticità e perché è bene lasciare questa pratica ai professionisti.

Nel caso di vendita allo scoperto il profitto potenziale è limitato rispetto ad una normale operazione di acquisto con successiva vendita. Se infatti non c’è un limite superiore all’apprezzamento del valore di uno strumento finanziario, c’è un limite inferiore pari a zero. Parallelamente, in virtù di questa considerazione, per il venditore allo scoperto la perdita potenziale è illimitata

Ed è anche per questo che è richiesto un margine di garanzia dal broker, ipotizziamo che la stessa posizione aperta su Tesla nell’esempio invece di andare nella nostra direzione nel giro di qualche anno va a raddoppiare il suo prezzo, io sul conto avevo solo quei 4.500 dollari, per cui sono arrivato a perderli tutti oltre ovviamente agli interessi pagati al broker per tenere la posizione aperta, a quel punto il broker mi chiede di aggiungere altro denaro oppure mi chiude la posizione di ufficio in quanto non può andare a rimetterci di tasca propria.

E qui viene a galla l’altra criticità degli short, la durata. Vedo spesso alcuni neofiti prendere posizione ribassiste per settimane, mesi, anni.

Almeno che non siate un hedge fund questa pratica sarà nel 95% deleteria per motivi tecnici e pratici, prima di tutto i costi di tenuta della posizione ma soprattutto proprio a livello tecnico; il ribasso per sua natura è rapido e violento ed è una pratica solo e soltanto speculativa.

I cicli rialzisti sono per loro più lunghi, immaginate di essere entrati short magari sempre su Tesla a 600, se va a 0 voi guadagnate il 100%, mentre vi siete già persi il 600% di rialzo. Ne vale la pena?

Ripeto dal nostro punto di vista la pratica dello short per neofiti, su operazioni che durano più giorni ha poco senso se non pressoché nullo.

Vediamo ora un po quelli che sono i titoli più shortati del mercato americano. 

Ai primi posti ci sono nomi divenuti noti nell’ultimo periodo per il caso Reddit.

 

TICKER NOME  SHORT INTEREST
GME GameStop 41,95%
SKT Tanger Factory 40,86%
ISUN iSun Inc 39,72%
LGND Ligand Pharma 38,91%
KOSS Koss Corporation 38,16%
TRIT Triterras Inc 37,73%
GSX GSX Techedu 36,31%
CLVS Clovis Oncology 35,78%
FIZZ National Beverage 34,91%

 

Vi spiego in parole semplici cos’è lo short interest a grandi linee così da rendere di facile lettura la tabella per tutti.

Ogni titolo ha un certo numero di azioni sul mercato e, in ogni momento, la stragrande maggioranza di queste azioni è detenuta long nei portafogli. Esiste sempre però una parte che viene shortata: la percentuale di azioni short sul mercato relative ad un certo titolo, è detta short interest. Ad esempio, se il titolo XYZ ha un flottante (cioè numero di azioni disponibili sul mercato) di 1 milione di azioni e 10.000 di queste sono posizioni short, XYZ avrà uno short interest dell’1%. Se le azioni short sono 100.000, lo short interest sarà del 10% e così via.

Alessandro Moretti e Danilo Zanni, Io Investo

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