Emmanuel Macron le boxeur ha fatto il giro del mondo, anche se il pugno in faccia rischia di prenderlo proprio lui e da parte dell’economia francese. L’inquilino dell’Eliseo cerca di atteggiarsi a galletto, alza i toni e fa persino il bulletto in Europa, conscio dell’assenza di rivalità tra i leader continentali con il cancelliere tedesco Olaf Scholz praticamente non pervenuto. Forse non può fare altrimenti, deve prendere il toro per le corna per sperare di non venire trafitto alle elezioni europee di giugno.

I sondaggi sono impietosi per il suo partito centrista, dato sotto il 20% e ad una decina di punti di distanza dal Rassemblement National di Marine Le Pen.

Macron alza i toni, preoccupa l’economia francese

Nei mesi scorsi, Macron ha licenziato la premier Elisabeth Born per rimpiazzarla con il giovanissimo Gabriel Attal. Popolare l’attuale presidente non lo è stato mai, ma da qualche tempo gli indici di gradimento appaiono preoccupanti persino con la certezza di rimanere in carica fino alla primavera del 2027. In queste settimane, lo abbiamo ascoltato ammonire i cittadini europei circa la necessità di inviare truppe Nato in Ucraina contro la Russia. Lo abbiamo visto organizzare una sorta di contro-vertice a tre con Germania e Polonia per accreditarsi quale unico asse credibile contro Mosca al posto dell’Italia, che quest’anno è a capo del G7.

Boom del debito pubblico in Francia

Boom del debito pubblico in Francia © Licenza Creative Commons

Conti pubblici negativi

E sempre Macron si sta spendendo per lanciare gli Eurobond per la difesa, mentre da qualche mese la Banca di Francia si è posizionata a favore di un taglio dei tassi di interesse quanto prima da parte della Banca Centrale Europea. Tutti movimenti che risentono dello stato infelice in cui versa l’economia francese. E’ di qualche giorno fa la notizia che il deficit fiscale nel 2023 è salito al 5,5% del Pil dal 4,8% del 2022.

Era atteso al 4,9%. Il debito pubblico è sceso nel frattempo dal 111,9% al 110,6%, ma era stimato al 109,7%. Rispetto a prima della pandemia, ha segnato un rialzo del 14,4% rispetto al Pil contro il +3,1% dell’Italia. Partivamo da livelli nettamente superiori, ma abbiamo dimostrato di saper gestire meglio i conti pubblici, persino durante e dopo la crisi finanziaria globale del 2008, ad essere onesti.

Il premier punta a tagliare il deficit sotto il 3% entro il 2027. La Corte dei Conti non ci crede tanto. Sostiene che servirebbero almeno 50 miliardi tra risparmi di spesa e aumento delle entrate. Per Moody’s a rischio vi è l’obiettivo di quest’anno al 4,4%, anche contemplando i 10 miliardi di tagli previsti. Per questo il governo vorrebbe ridurre la durata del sussidio di disoccupazione, scatenando possibili nuove ondate di proteste sociali dopo la riforma delle pensioni. E per Macron le notizie sull’economia francese continuano ad essere negative. L’anno scorso, il Pil è cresciuto solo dello 0,7%. Per quest’anno si spera in un +1%. Ma i dati sul Pmi manifatturiero e dei servizi segnalano contrazione profonda. In Italia, il primo resta in contrazione di poco e il secondo in espansione.

Crisi strutturale dell'export francese

Crisi strutturale dell’export francese © Licenza Creative Commons

Economia francese non competitiva

Per non parlare dei problemi strutturali: la bilancia commerciale, così come le partite correnti, sono cronicamente in passivo. La prima ha chiuso al -4,5% del Pil nel 2023 – vide l’ultimo surplus nel 1999, anno di nascita dell’euro – contro il +1,65% dell’Italia. Da noi, infatti, entrambi i saldi risultano strutturalmente in attivo. Questo significa che l’economia francese, a differenza di quella italiana, risulta essere non competitiva. Se negli anni passati aveva fatto un po’ meglio di noi, è perché poté godere di un sostegno a colpi di deficit pubblico maggiore.

Ma quella fase di benevolenza dei commissari sembra alle spalle. Non perché la politica a Bruxelles sia diventata occhialuta verso Parigi. Semplicemente, sono cambiate le condizioni di mercato. Le agenzie di rating non hanno lanciato ad oggi un vero monito sul debito francese, ma hanno fatto trapelare le loro riserve.

Declino geopolitico e costo della vita alto

I titoli di stato francesi godono di giudizi particolarmente elevati: AA per S&P, AA- per Fitch e Aa2 per Moody’s. Un po’ generosi, dati i numeri. Il vero spread tra Italia e Francia è stato e continua ad essere politico. Parigi è una potenza nucleare, membro permanente del Consiglio di Sicurezza della Nato in qualità di potenza vincitrice della Seconda Guerra Mondiale. Si è garantita ad oggi un raggio di manovra all’estero anche grazie alle numerose ex colonie con cui intrattiene rapporti diplomatici, commerciali e persino militari molto stretti. Ma anche questi stanno scricchiolando, come segnalano i colpi di stato in Africa ai danni delle élite filo-transalpine. E vedasi i risultati delle elezioni in Senegal di domenica scorsa. Infine, riesce ad accreditarsi come un’economia simile a quella tedesca facendo asse con la Germania su tutti i temi-chiave dell’agenda europea, quando i numeri raccontano un’altra storia.

Fatto sta che le distanze con l’Italia si sono ridotto rispetto a prima della pandemia. Grazie alla nostra maggiore crescita, il Pil pro-capite è sceso da +19,6% a +15%. Abbiamo rosicchiato qualcosa e, tenuto conto del costo della vita, i redditi reali francesi si attesterebbero poco sopra a quelli italiani. Ricordiamo anche che l’inflazione italiana è scesa allo 0,8%, mentre quella francese resta al 3%. E poiché anche Macron avrà scoperto che la migliore difesa sia spesso l’attacco, ecco che gioca a fare il pugile per fingere di darle agli altri.

Rischio KO alle elezioni europee per Macron

Rischio KO alle elezioni europee per Macron © Licenza Creative Commons

Macron rischia di finire a tappeto

L’immagine sarà anche inverosimile e un po’ patetica, né starebbe funzionando.

Tuttavia, serve a dargli una linea di comunicazione almeno da qui alle europee. Il galletto non può presentarsi alle elezioni dopo sette anni con dati sull’economia francese così negativi. Nel 2017 era entrato all’Eliseo promettendo una rivoluzione che ad oggi non si è materializzata. Macron può solo sperare che i tedeschi prima o poi cedano sugli Eurobond, altrimenti non disporrebbe di modi concreti per sostenere l’Ucraina, al di là dei toni bellicisti. E questo sarebbe un colpo alla grandeur francese, che dopo tutto è l’unico sentimento unitario rimasto ai nostri cugini d’Oltralpe.

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