Quando la sera del 9 giugno scorso il presidente Emmanuel Macron sciolse l’Assemblea Nazionale, non ci fu commentatore a non aver avere definito “azzardo” la sua mossa in funzione anti-Rassemblement National. Ieri, la sconfitta netta di Marine Le Pen ha fatto cambiare idea a molti, i quali hanno rivalutato la strategia dell’Eliseo, giudicandola sensata. Ma è davvero così? Possiamo affermare che Macron sia il vero vincitore delle elezioni legislative?

Centristi da 250 a 170 seggi

La coalizione centrista del presidente, Ensemble!, è riuscita nel miracolo di non finire terza alle elezioni in Francia, superando per numero dei seggi la destra lepenista.

Ma è stata scavalcata dal Nuovo Fronte Popolare, un’alleanza improvvisata tra comunisti, verdi, socialisti e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Alla fine della fiera, il governo di Gabriel Attal godeva della maggioranza relativa tra i deputati con circa 250 seggi. Oggi, i centristi si fermano sotto 170 seggi. Fanno molto meglio delle previsioni, ma hanno ugualmente ridotto il loro peso in Assemblea a meno del 30%.

Rebus governo

Se Macron vorrà continuare a controllare il governo dopo le elezioni in Francia, dovrà perlomeno condividerlo con altri partiti. Quali? I suoi rivali socialisti, verdi da una parte e i Républicains neogollisti dall’altra. Dov’è la vittoria? E non è tutto. Quando quella sera del 9 giugno sciolse l’Assemblea, la stampa commentò che si trattasse di un disegno rischioso dell’Eliseo per sbarrare la strada all’elezione di Le Pen nel 2027. Come? Portando il suo partito al governo, contrastarlo in ogni modo e farne notare l’incapacità di gestire il potere. Insomma, bruciandola. A tale scopo aveva provveduto nelle scorse settimane alla nomina di decine di alti funzionari e militari, così da rendere impossibile governare all’eventuale premier lepenista Jordan Bardella. I lepenisti lo avevano definito “colpo di stato amministrativo”.

Questa strategia non la si potrà chiaramente attuare.

Adesso, Macron corre il rischio di finire dimezzato sul piano politico, dovendo accordarsi con l’ala moderata degli altri schieramenti per formare il nuovo governo. E Le Pen all’opposizione avrà la possibilità di rifarsi in vista delle presidenziali tra tre anni. A meno che il prossimo esecutivo faccia bene, Macron rischia di avere vinto la battaglia e di perdere la guerra. Avrà spianato la strada al Rassemblement?

Elezioni Francia, Macron ha vinto primo tempo

L’unica certezza apparente è che il prossimo governo non sarà nelle condizioni di risanare con efficacia i conti pubblici. La Francia dopo le elezioni rischia un ulteriore declassamento del rating e lo scontro con la Commissione europea. I mercati stessi potrebbero toglierle la fiducia, prezzando un rischio sovrano più alto e pretendendo rendimenti ancora maggiori sugli Oat. Il lascito di Macron sarebbe disastroso: caos politico, debito allo sbando e sfiducia finanziaria. Era arrivato all’Eliseo con ben altri propositi. Infine, non perdiamo di vista i numeri. Le Pen è stata sconfitta, ma ha guadagnato oltre una cinquantina di seggi, passando da 89 a 143. Era a soli 8 nel 2017. Di questo passo, la maggioranza assoluta sarebbe questione di tempo. La politica delle desistenze ha funzionato, ma non dura in eterno.

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