E’ arrivato alla presidenza da appena sei mesi e già ha fatto molto rumore nel mondo per toni e modi di rottura con il passato. Mimando di tagliare la spesa pubblica con la motosega, Javier Milei aveva promesso in campagna elettorale una lotta senza quartiere all’alta inflazione in Argentina e inizia a raccogliere i primi frutti. Nella terza settimana di giugno, i prezzi dei generi alimentari e delle bevande sono rimasti invariati rispetto alla settimana precedente. Non accadeva da trenta anni.

Finora, i prezzi erano sempre aumentati di settimana in settimana. Il presidente non poteva che celebrare il dato sui social, anche perché questi sono tempi duri per la popolazione.

Inflazione in Argentina giù su base mensile

Inflazione in Argentina giù su base mensile © Licenza Creative Commons

Inflazione argentina in forte decelerazione mensile

L’inflazione in Argentina su base annua è scesa a maggio per la prima volta dal luglio scorso, ma pur sempre al 276,4%. Ad aprile era schizzata al 292,2%. Più interessante, tuttavia, il grafico delle variazioni mensili. Esso ci consente di capire come si stiamo muovendo i prezzi al consumo in questa fase, anziché nel confronto con l’anno passato. Ebbene, nel mese in cui Milei s’insediò alla presidenza, nel dicembre scorso, la crescita era stata del 25,5%. Da allora non ha fatto che scendere fino al 4,2% di maggio. Questo significa che in sei mesi, comunque, il costo della vita è più che raddoppiato: +115,6%.

Avanzo di bilancio in Argentina

Avanzo di bilancio in Argentina © Licenza Creative Commons

Migliora il bilancio dello stato

I risultati stanno arrivando attraverso la riduzione della spesa pubblica e il primo avanzo di bilancio nei primi quattro mesi dell’anno sin dal 2008. Anche se vale lo 0,2% del Pil, segnala una drastica inversione di tendenza a Buenos Aires. Tagli ai sussidi, stop ai nuovi investimenti pubblici e alle assunzioni statali, così come dimezzamento del numero dei ministeri, ecc.

Tutte misure che servono non solo a migliorare il bilancio, secondo Milei, bensì anche a contrastare alla radice la causa dell’inflazione: l’eccesso di spesa monetizzato dalla banca centrale.

Pil in calo

Sin dall’insediamento si è resa necessaria la maxi-svalutazione del cambio del 54%, al fine di rimpinguare le riserve valutarie ed evitare che il paese si ritrovasse a corto di dollari con cui effettuare le importazioni. Ai ritmi di maggio, l’inflazione in Argentina crescerebbe del 64% in un anno. Ancora troppo. Probabile che il calo prosegua, anche perché l’austerità fiscale sta avendo come effetto collaterale la contrazione del Pil. Se nel quarto trimestre del 2023 si è registrato un -2,5% congiunturale, nel primo di quest’anno il dato ha leggermente accelerato al ribasso con un -2,6%.

Inflazione argentina giù, serve anche ritorno alla crescita

Lo stesso Milei stima che la povertà sia “almeno al 60% della popolazione”. Ha promesso tempi duri, ma possibilmente brevi, per riportare l’economia argentina a crescere senza gli eccessi di debito e di inflazione di questi ultimi decenni. Compito arduo, ma i primi risultati stanno arrivando. Nel frattempo, gira in lungo e in largo nel mondo per convincere il mondo del business ad investire a Buenos Aires. Di recente, lo abbiamo visto partecipare al G7 in Puglia, invitato dalla premier Giorgia Meloni con cui gode di un ottimo feeling. Deve fare in fretta il presidente, perché finora la sua popolarità è rimasta alta, malgrado i sacrifici, in quanto gli argentini gli riconoscono di voler cambiare passo e di non essere il responsabile della crisi. Ma se questa durasse troppo, inizierebbero a chiederne il conto anche a lui. Con buona pace delle riforme.

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