E’ allarme prestiti in Italia. Secondo Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, al 31 marzo scorso risultavano non pagate rate per 14,9 miliardi di euro. Di questi, 6,8 miliardi attengono ai mutui e 5,7 miliardi sono classificati come “sofferenze”, espressione che ha seminato il terrore nella seconda metà del decennio passato tra le banche italiane. Si tratta di prestiti che è molto probabile non saranno più rimborsati. Prima o poi diverranno perdite nei bilanci degli istituti, con tutto ciò che la questione comporta in termini di solidità patrimoniale.

In Italia risultano erogati mutui per 425 miliardi di euro. Di questi, un terzo (circa 140 miliardi) sono a tasso variabile, la categoria più esposta ai rischi di questa fase di aumento dei tassi d’interesse. Al fine di trovare una soluzione al crescente disagio sociale tra le famiglie, il governo sta mettendo nero su bianco due soluzioni. Entrambe consistono nell’allungare il periodo di ammortamento, cioè di pagamento delle rate, fino a quattro anni. Nel primo caso, si tratterebbe più semplicemente di diluire il prestito in un arco di tempo più lungo, nel secondo di consentire alle famiglie di pagare temporaneamente solo gli interessi.

Boom inflazione evento imprevisto

L’intento, condiviso dall’Associazione bancaria italiana, consiste nell’abbassare temporaneamente l’importo delle rate, così da superare il prossimo periodo che si annuncia ancora più rovente sul fronte mutui. Fintantoché la Banca Centrale Europea (BCE) continuerà ad alzare i tassi d’interesse, il costo dei mutui a tasso variabile salirà per via dell’Euribor a cui risultano agganciati. Sembra, invece, che il costo dei mutui a tasso fisso abbia raggiunto l’apice. Questi sono legati all’Eurirs, che a loro volta risentono lungo le scadenze delle aspettative d’inflazione.

La BCE non sta aumentando il costo del denaro per capriccio. Con buona pace di alcuni ministri del governo Meloni, che attaccano a testa bassa Christine Lagarde, questa stretta monetaria serve per abbassare l’inflazione.

E l’inflazione è nemica dei consumatori, cioè delle stesse famiglie che pagano con difficoltà le rate dei mutui. Essa consiste in un aumento generalizzato dei prezzi al consumo e riduce, quindi, il potere di acquisto. Ce ne accorgiamo ultimamente tutti quando andiamo a fare la spesa. Se spendevano prima 100 euro per riempire il nostro consueto carrello, oggi con la stessa somma compriamo molto di meno.

Sarebbe giusto lasciar correre i prezzi, così da consentire a chi ha mutui di poterli pagare senza grosse difficoltà? O non sarebbe meglio spegnere l’incendio il prima possibile e far sì che i mutui tornino presto ad essere meno cari? Di certo c’è che i mutui a tasso variabile per definizione hanno rate che cambiano di mese in mese per effetto del variare dei tassi di riferimento. Chi li ha sottoscritti, in passato o di recente, certamente accusa un disagio del tutto comprensibile, visto che le rate sono finanche raddoppiate in appena un anno e mezzo. Ma è il rischio che ci si è addossati quando si è prescelto questo tipo di finanziamento al più sicuro mutuo a tasso fisso.

Problema rate per mutuatari recenti

Negli anni passati, i titolari di mutui a tasso variabile sono stati i vincitori sul mercato del credito. Per molto tempo ci si aspettava tutti che i tassi sarebbero saliti entro breve. Non fu così. Solo a partire dall’anno scorso e per un’esplosione imprevista dell’inflazione le rate hanno iniziato a lievitare. Fino ad allora, i mutui a tasso variabile erano stati meno cari dei mutui a tasso fisso. Giustamente, nessuno si lamentò dell’affare. La storia ha presentato il conto, peraltro a una fetta sparuta dei clienti. Chi accese un mutuo di questo tipo molti anni addietro, oggi sta accusando incrementi sostenibili, dato che gran parte del capitale su cui gravano gli interessi è stato già rimborsato.

Il problema più grave lo hanno coloro che hanno acceso mutui a tasso variabile da poco, magari qualche mese prima che la BCE iniziasse ad alzare i tassi. La lamentela principale è che sarebbero stati “truffati” dalle banche. Non è per niente così. Nessuno immaginava fino agli inizi dello scorso anno cosa sarebbe accaduto. C’è stata una guerra e ancora prima c’era stata una pandemia, entrambe eventi sfuggenti alle previsioni degli analisti e dagli effetti non sempre ponderabili. Questi clienti hanno avuto senz’altro la sfortuna di avere registrato un boom della rata subito dopo la sottoscrizione. Tuttavia, nessuna banca per contratto aveva garantito che ciò non sarebbe accaduto.

Mutui tasso variabile scommessa, non truffa

Quando si stipula un mutuo a tasso variabile, si compie una scommessa. Per anni l’avevano vinta i clienti, adesso la stanno vincendo le banche. Attenzione, perché tra qualche anno i tassi molto probabilmente scenderanno. A quel punto, questi mutui torneranno meno cari della soluzione a tasso fisso. I clienti non si lamenteranno evidentemente di ciò, anzi nel complesso è probabile che l’avranno spuntata ancora una volta. C’è da patire in questa fase e nessuno dubita che sia un disagio per chi deve pagare ogni mese rate sempre più alte.

Il governo non è tenuto a soccorrere nessuno, essendo il mutuo un contratto tra privati. Né le banche hanno alcun dovere di andare incontro alle esigenze dei clienti, stracciando i contratti. O ci mettiamo in testa una volta per tutte che dobbiamo abituarci a gestire le nostre finanze con lungimiranza o saremo risucchiati all’interno di un sistema sempre più pseudo-solidale, ma nei fatti trasformatosi in un grande fratello orwelliano.

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