Non c’è cosa peggiore in questi mesi che parlare di mutuo a tasso variabile in casa di coloro che ne stanno patendo i rincari. Ogni giorno le notizie sul fronte del costo del denaro sembrano andare nel verso sbagliato. L’inflazione scende, ma non troppo. I tassi di interesse saranno pure culminati, ma resteranno verosimilmente elevati per un po’ di tempo. E le famiglie sono preoccupate. Tant’è che anche per agosto l’Istat ha certificato un crollo dei consumi in Italia del 4,1% in volume.

Ed è pura matematica: se dai bilanci familiari escono più soldi per pagare le rate di mutui e prestiti, ne restano di meno per consumare. A meno che gli stipendi non aumentino, cosa che nel nostro Paese non sta verificandosi. Tutto rincara e si guadagna quanto prima.

In questo momento, il 73% opta per un mutuo a tasso fisso. Il mutuo a tasso variabile è diventato più caro e, soprattutto, l’incertezza sul futuro fa paura. Eppure sarebbe arrivato il momento di ragionare in maniera fredda, anziché con la pancia. L’Euribor a 3 mesi è salito al 4%, adeguandosi perfettamente al tasso sui depositi bancari fissato a settembre dalla Banca Centrale Europea (BCE). Nel frattempo, l’IRS a 30 anni si è portato al 3,20%. Al primo tasso risulta agganciato il mutuo a tasso variabile, al secondo buona parte dei mutui a tasso fisso, ossia quelli di durata trentennale.

Tassi mercato all’apice, discesa possibile

Naturale che in pochi vogliano contrarre al momento un mutuo a tasso variabile. Solo limitandoci all’ultimo anno, scopriamo che l’IRS a 30 anni è cresciuto dello 0,80%, l’Euribor a 3 mesi del 2,80%. Il punto è capire, però, come si evolveranno i tassi di mercato nei prossimi mesi e anni. In effetti, da qui in avanti i tassi potranno rimanere invariati per un po’ prima di scendere. Quando ciò accadrà, la convenienza del mutuo a tasso fisso potrebbe venire meno.

Se oggi ne stipulo uno con spread di 100 punti e TAN al 4,20%, ad esempio, può accadere che tra qualche tempo l’Euribor a 3 mesi scenda al di sotto del tasso attuale di riferimento per il mutuo a tasso fisso. E l’importo della rata si abbasserebbe fino a diventare più economico.

Non è una pazzia entrare in banca e chiedere di stipulare un mutuo a tasso variabile, oggi. Semmai sono le banche ad essere restie nel concederlo. Esse temono che i clienti possano entrare in sofferenza e non riuscire a pagare più le rate, ma soprattutto capiscono che la soluzione rischia di essere loro meno favorevole nel caso di discesa dei tassi. In generale, le erogazioni dei mutui in Italia diminuiscono: -9,5 miliardi di euro nel solo primo semestre. C’è da scommettere che il dato si mostri in accelerazione per la seconda metà dell’anno.

Mutuo tasso variabile più allettante in futuro

Chi acquista casa, poi, per il 42% dei casi contrae un mutuo contro il 52% dello scorso anno. Considerato che le compravendite immobiliari siano attese in calo nell’ordine di oltre il 15% (stima Nomisma di giugno), otteniamo che il mercato dei mutui sia stato investito da una “gelata”. D’altronde, questo è l’obiettivo della BCE quando alza i tassi: ridurre il credito per “raffreddare” i prezzi al consumo.

Altra annotazione: i tassi di mercato tendono a ridursi con l’allungamento delle scadenze. L’IRS a 20 anni si aggira a quasi il 3,45%, 30 punti base sopra l’IRS a 30 anni. Questa apparente anomalia rispecchia aspettative d’inflazione decrescenti negli anni. E anche questo sarebbe un segnale a favore del mutuo a tasso variabile. Poiché l’inflazione scenderà, i tassi seguiranno.

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