Non soltanto i cosiddetti “cervelli” fuggono dall’Italia. Da anni a lasciare il Bel Paese sono anche coloro che hanno finito di lavorare, alla ricerca di mete tranquille, rilassanti e dove il costo della vita risulta inferiore a quello sostenuto nello Stivale. Ad incidere su di esso è anche l’imposizione fiscale. Non a caso sono circa duemila i pensionati italiani in Tunisia. Come vedremo, lo stato nordafricano può offrire più di un clima caldo e di un costo della vista basso.

La tassazione è molto agevolata per i cittadini stranieri e in relazione ai redditi percepiti all’estero.

Pensionati in Tunisia, benefici anche per ex Inpdap

Il Portogallo ha smesso di essere una meta per i pensionati stranieri. Prima di dimettersi, il governo socialista del premier Antonio Costa aveva posto fine ai benefici di natura fiscale concessi loro per oltre un decennio. Da cui la ricerca di nuove mete per pagare meno tasse. I pensionati italiani avevano già iniziato a recarsi in Tunisia da qualche anno. In primis, perché qui hanno la possibilità di avvalersi dei vantaggi fiscali anche gli ex dipendenti Inpdad. Quasi sempre, Portogallo incluso, i benefici vengono riservati agli ex dipendenti del settore privato.

Costo vita e imposte bassi

Considerate che la Tunisia dista appena 150 km dalla Sicilia e che, al netto degli affitti, vi si riesce a vivere anche con 3-4.000 euro all’anno. In pratica, qualche ora di volo dai principali aeroporti italiani per svoltare. Ma di preciso, quante tasse pagano i pensionati stranieri in Tunisia? Zero sull’80% dell’assegno incassato. Le imposte sui redditi gravano sul restante 20%, ma il contribuente non dovrà versare più del 5% dell’intero importo.

Avete capito la differenza con l’Italia? Da noi un pensionato paga tendenzialmente la stessa Irpef di un qualsiasi altro contribuente. E più l’assegno sale, maggiore l’incidenza.

Ad esempio, su una pensione lorda annuale di 50.000 euro, l’Irpef si mangia la media di 15.000 euro, addizionali incluse. Se ne va il 30% per soddisfare le richieste dell’oneroso fisco italico. E in Tunisia? Ecco nei dettagli come avviene il calcolo.

Calcolo imposte su assegno lordo

Anzitutto, bisogna convertire l’assegno percepito in euro nella divisa tunisina, che è il dinaro. A quale tasso di cambio? Quello medio nell’anno d’imposta. Ad esempio, nel 2023 è stato di 3,35. Ipotizziamo di avere percepito una pensione lorda di 50.000 euro. Corrisponderebbe a 167.500 dinari. A questo punto, bisognerà sottoporre alle aliquote tunisine il 20% di tale importo, cioè 33.500 dinari.

Il sistema fiscale prevede il pagamento di un’aliquota del:

  • 26% per i redditi compresi tra 5.000 e 20.000 dinari all’anno
  • 28% per i redditi compresi tra 20.000 e 30.000 dinari all’anno
  • 32% per i redditi compresi tra 30.000 e 50.000 dinari all’anno

I nostri 33.500 dinari verrebbero così tassati: i primi 5.000 a zero; da 5.000 a 2.000 per il 26%; da 20.001 a 30.000 per il 28%; da 30.001 a 33.500 per il 32%. Dunque, 3.900 + 2.800 + 1.120 = 7.820 dinari (2.334 euro). Al netto di eventuali addizionali locali, questo è l’importo che il pensionato italiano pagherebbe sulla sua pensione di 50.000 euro lordi all’anno. Rispetto all’intero assegno, il 4,67%. Il risparmio rispetto all’Italia è stimabile nell’ordine di almeno 12.000 euro (escludendo il diritto ad eventuali detrazioni d’imposta in Italia).

Perdita di accesso a sanità italiana

Affinché i pensionati in Tunisia possano beneficiare di tale sistema fiscale iper-vantaggioso, è necessario il rispetto di alcune condizioni. In primis, serve risiedere nello stato nordafricano per almeno 183 giorni nell’anno solare (184 se anno bisestile). Inoltre, non bisogna avervi avuto la residenza fiscale nei cinque anni precedenti alla richiesta. Attenzione, però, perché l’iscrizione all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) fa decadere automaticamente l’accesso alla sanità pubblica in Italia. Significa che non avreste più diritto alle prestazioni sanitarie nel nostro Paese.

Pensionati in Tunisia? Occhio ai servizi pubblici

In Tunisia la sanità è gratuita, ma la qualità non è minimamente comparabile con quella italiana e occidentale, in generale. Dunque, i pensionati che si trasferissero in Tunisia, dovrebbero mettere in conto verosimilmente di stipulare una polizza assicurativa privata per le cure mediche, le quali tendono ad essere frequenti durante la terza età. E’ bene riflettere anche su questi aspetti per quantificare gli effettivi risparmi in termini fiscali. D’altra parte, le imposte si pagano per ottenere servizi in cambio. Sebbene in Italia siano spropositatamente elevate, noi cittadini godiamo di un livello di vita molto più alto degli standard tunisini. Questa è un’economia ancora povera e con le finanze dello stato attualmente al collasso.

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