Il tour asiatico di Nancy Pelosi sta facendo tremare le borse mondiali. La speaker della Camera dei Rappresentanti ha fatto tappa ieri a Taiwan dopo essere stata in visita a Singapore e prima di prendere il volo per Malaysia, Corea del Sud e Giappone. E’ durata appena 24 ore la permanenza sull’isola, ma più che sufficienti per terremotare le relazioni già molto tese tra USA e Cina. Anzitutto, si è trattato della prima visita di un alto esponente delle istituzioni americane dopo 25 anni.

Nel 1997 era stato l’allora speaker repubblicano Newt Gingrich a mandare su tutte le furie Pechino per un atterraggio di appena tre ore. Nel 1991, la stessa Pelosi aveva srotolato a Piazza Tienanmen uno striscione di solidarietà alle vittime dell’eccidio di due anni fa per mano del regime comunista.

La provincia ribelle di Taiwan

Cos’è Taiwan o Formosa? E’ un’isola al largo delle coste meridionali della Cina, che con la nascita della Repubblica Popolare Cinese del 1949 si rese indipendente. A Taipei ripararono le truppe nazionaliste che avevano combattuto contro Mao Zedong. Fino alla fine degli anni Settanta, dell’ONU faceva parte proprio Taiwan in rappresentanza dell’intera Cina. Successivamente, nel Consiglio di Sicurezza hanno seduto gli esponenti di Pechino. Senza, tuttavia, che le Nazioni Unite abbiano mai dato alcuna impronta di ufficialità alla questione di chi rappresenti cosa.

L’economia di Taiwan risulta molto più sviluppata di quella cinese, con un PIL pro-capite quasi doppio. A differenza di Pechino, infatti, Taipei ha sin da subito adottato un sistema economico di stampo capitalista. Il presidente Xi Jinping avrebbe riferito al presidente americano Joe Biden, nel corso di una telefonata, che la visita di Nancy Pelosi a Taiwan avrà “gravi ripercussioni” sulle relazioni tra i due paesi e che il suo governo non resterà a guardare.

Di “conseguenze molto gravi per gli USA” ha parlato anche il ministro degli Esteri, Zhao Lijan.

La questione è questa: formalmente, quasi nessun paese al mondo riconosce l’isola per non inimicarsi la Cina, la quale considera Taiwan una propria provincia “ribelle”. Al fine di non scatenare una guerra vera e propria, Pechino ha sinora evitato di occupare militarmente l’isola. Negli ultimi anni, però, l’intensificazione delle operazioni militari da parte di Pechino lascia presagire che prima o poi un attacco potrebbe essere sferrato.

Ripercussioni per l’economia mondiale

Già vi è stata una ritorsione immediata da parte della Repubblica Popolare: lo stop alle importazioni alimentari da Taiwan. Qui, si produce la stragrande maggioranza di chip esportati nel resto del mondo. Tant’è che lo scorso anno, a seguito di un focolaio di Covid tra i dipendenti di uno stabilimento, l’intero pianeta patì per mesi la carenza di chip, che a sua volta si è tradotta in una minore produzione di elettrodomestici, auto, ecc.

Se alla vigilia della visita di Nancy Pelosi gli indici americani ed europei avevano chiuso in rosso, le maggiori perdite si sono avute chiaramente tra le borse asiatiche. L’Hang Seng di Hong Kong chiudeva ieri a -2,65% e il Nikkei-225 giapponese a -1,42%. I mercati temono giustamente che il surriscaldamento delle tensioni tra Cina e USA inasprisca la “guerra” commerciale in corso tra le due superpotenze e che Taiwan possa rimanere vittima di un blocco economico cinese. Le conseguenze per l’economia mondiale sarebbero verosimilmente terribili: ulteriori colli di bottiglia in fase di produzione, minore offerta di prodotti, accelerazioni dei tassi d’inflazione, de-globalizzazione crescente e recessione.

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