Azzurri a casa dopo quattro partite che resteranno negli annali del calcio italiano per essere state le peggiori sempre da ogni punto di vista. L’uscita dagli europei contro la Svizzera conferma la qualità infima del nostro gioco oramai da anni. La vittoria agli europei del 2021 rappresenta una felice pausa all’interno di un declino quasi costante che iniziò subito dopo i mondiali vinti nel 2006. Sulle cause di questo tracollo ci sarebbe tanto da scrivere e dovrebbero occuparsene più correttamente gli esperti del settore.

Una cosa ci sentiamo di dirla, comunque: gli incentivi fiscali introdotti nel 2019 con il Decreto Crescita hanno fatto più male che bene al sistema calcio tricolore.

Incentivi fiscali per attirare talenti dall’estero

L’idea contenuta nel testo redatto cinque anni fa era semplice: attirare i “cervelli in fuga” con una fiscalità di vantaggio. Dimezzamento dell’imposta sui redditi percepiti nel Bel Paese per cinque anni a favore di coloro che almeno nei due anni precedenti all’ingaggio erano stati residenti all’estero. In teoria, avrebbe dovuto agevolare il rimpatrio dei talenti italiani (quali?) e rendere la Serie A attrattiva per i big player di nazionalità straniera.

67% giocatori in Serie A sono stranieri

Il risultato di questi incentivi fiscali è stato che oggi in Serie A giocano per il 67% stranieri. Di qualità? A vedere i risultati, tutt’altro. La legge è servita a consentire alle società di calcio di ingaggiare i giocatori stranieri offrendo loro stipendi netti più alti, a parità di lordo. Infatti, su 10 milioni di ingaggio annuale lordo, con l’imposizione ordinaria un giocatore percepirebbe sui 5,5 milioni netti, mentre grazie al Decreto Crescita salirebbe sopra 7,5 milioni. Sulle grosse cifre il vantaggio dei club diventa elevato e i risparmi d’imposta anche.

Ma tutto questo non ha avuto effetti positivi né sulle società, né sul sistema calcio nel suo complesso.

I vivai sono diventati ancora più marginali e di talenti italiani ne circolano e giocano nelle società di Serie A sempre meno. La Nazionale risente anche (non solo) di questo svantaggio iniziale. Gli incentivi fiscali hanno contributo a rendere meno investire sui potenziali talenti casalinghi, mentre ha reso più conveniente importarli dall’estero già preparati e pronti per giocare ai massimi livelli.

Alta tassazione problema di intera economia italiana

Nessuno immagina che l’abrogazione degli incentivi fiscali nel Decreto Crescita risolleverà tutto ad un tratto le sorti del calcio italiano. Ma rientra tra le misure da adottare per arrestare il declino. L’alta tassazione è effettivamente un problema, ma riguarda tutta l’economia italiana e non è né serio, né corretto che soltanto un’attività ne possa sfuggire per allietare il pubblico sugli spalti. Non è, oltretutto, pensabile che una distorsione impositiva possa risolvere i problemi del pianeta calcio. Se gli stranieri non sono la causa del nostro declino, non possono nemmeno essere la soluzione.

Club contrari ad azzerare incentivi fiscali

I club si mostrano contrari al tentativo del governo Meloni di azzerare tali incentivi fiscali. E’ legittimo che lo siano, semmai dobbiamo comprendere che il loro interesse non coincide necessariamente con quello dell’economia del calcio. Di asta in asta fatichiamo anche solo a portare a casa gli stessi denari della volta precedente per i diritti tv. E’ il segno tangibile della crisi di quella che fino a fine anni Novanta era ancora la lega più prestigiosa del calcio europeo.

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