Ma come, l’Opec decide di estendere i tagli alla produzione di petrolio fino al 2025 e le quotazioni sui mercati scivolano ai minimi da cinque mesi? Fosse così semplice capire il comunicato dell’organizzazione con sede a Vienna. La verità è che l’annuncio di domenica fosse scontato e nei dettagli si nasconde il diavolo. Già da quest’anno, infatti, il taglio di 1,5 milioni di barili al giorno sarà gradualmente rimosso a partire dal prossimo mese di ottobre. Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha tenuto un vertice di alcuni paesi membri del cartello a sé più vicini, ribadendo anche per il terzo trimestre i tagli volontari di 2,2 milioni di barili al giorno.

Contemporaneamente, però, la quota assegnata agli Emirati Arabi Uniti è stata innalzata dagli attuali 2,91 milioni a 3,519 milioni di barili al giorno dal 2025.

Molteplici decisioni di segno opposto

Quest’ultima decisione è stata assunta in considerazione dell’aumentata capacità estrattiva di petrolio di Abu Dhabi a 4,8 milioni di barili al giorno, destinata a raggiungere i 5 milioni entro il 2027. In sostanza, nel comunicato è apparso tutto e il suo contrario. Il punto è che l’Opec si è mostrata meno unita di quanto pensiamo. La riunione si sarebbe dovuta tenere in presenza a Vienna, mentre si è svolta in videoconferenza. Un segnale di debolezza che i mercati hanno colto.

Ieri, le quotazioni del Brent sono scese sotto i 77 dollari al barile, perdendo quasi il 10% in appena una settimana. Il Wti viaggiava in area 72,50 dollari, ai minimi dell’anno e ben sotto i quasi 80 dollari di una settimana prima. Ottima notizia per gli automobilisti e, in generale, i consumatori. Il prezzo del carburante alla pompa potrà scendere, anche perché il cambio euro-dollaro regge bene e da circa un mese e mezzo segnala un trend crescente, pur tra sali e scendi, che permette di contenere il costo delle importazioni di petrolio.

Cartello del petrolio sempre meno unito

L’Opec è un cartello del petrolio di fatto a guida saudita. Il regno si è caricato di gran parte dell’onere per sostenere le quotazioni internazionali all’indomani del Covid. In questi anni, Russia e altri produttori minori si sono avvicinati all’organizzazione per co-gestire dall’esterno la politica petrolifera. Si parla non a caso di Opec Plus per descrivere i nuovi assetti. Ciò complica i piani già non facili degli stati membri, i quali si trovano costretti a coordinarsi non solo tra di loro, a fronte di obiettivi a breve termine spesso divergenti, ma anche con realtà esterne come Mosca.

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