Novità in arrivo per il comparto assicurativo con la legge di Bilancio 2024. A seguito della vicenda che ha riguardato la compagnia Eurovita, è stata decisa l’istituzione di un fondo di garanzia a favore degli assicurati fino a 100.000 euro sul modello già esistente per i conti bancari. L’intervento scatterebbe in caso di cessioni o crisi. E, soprattutto, spunta l’obbligo per le imprese di contrarre polizze catastrofali entro la fine dell’anno prossimo. I rischi contro cui tutelarsi dovranno essere terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, eruzioni vulcaniche, fenomeni di bradisismo ed esondazioni.

Il tema è stato affrontato negli ultimi mesi dai ministri del governo Meloni. Due gli interventi che avevano fatto presagire qualche legiferazione in materia: del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, e del collega all’Economia, Giancarlo Giorgetti. Entrambi avevano posto l’accento sulla bassa percentuale di patrimonio immobiliare e aziende coperti da polizze catastrofali. I dati sono impietosi: appena il 5% delle abitazioni e il 7% delle imprese italiane risultano assicurate.

Danni calamità naturali coperti solo all’11%

E per un’Italia esposta alle calamità naturali si tratta di un paradosso. Nei dieci anni al 2021, Swiss Re calcola che esse abbiano provocato danni per 58,1 miliardi di dollari nel nostro Paese, di cui appena 6,3 miliardi erano coperti da polizze castastrofali. Il gap di protezione, quindi, è stato dell’89%, tra i più alti rispetto ai paesi monitorati. Nel dettaglio, al 31 marzo di quest’anno le abitazioni coperte erano 1,9 milioni, il 5,3% del totale. Ma c’è da dire che erano appena 600 mila nel 2016. Dunque, negli ultimi anni la sensibilità degli italiani sarebbe aumentata, forse anche grazie alle agevolazioni fiscali introdotte a partire dal 2018. E’ prevista una detrazione Irpef al 19% per le polizze catastrofali stipulate a favore delle abitazioni residenziali e relative pertinenze.

Non esiste, comunque, alcun obbligo a carico dei proprietari di case. Come detto, vi sarà per le imprese dall’anno prossimo.

Per quanto la costrizione possa apparire antipatica – e lo è – stiamo parlando di mettere in sicurezza centinaia di migliaia, se non milioni di attività. Ogni giorno, tra eventi climatici sempre più estremi e catastrofi come terremoti ed eruzioni vulcaniche, gli imprenditori sono esposti a rischi che sarebbe opportuno coprire per evitare di attendere inutilmente per chissà quanto tempo l’intervento dello stato. Gli stanziamenti sono tipicamente insufficienti e avvengono a distanza anche di molti mesi o anni dal verificarsi dell’evento avverso. I denari pubblici non potranno mai coprire per intero e velocemente le perdite economiche patite.

Polizze catastrofali, sensibilità italiani ancora bassa

“Chi fa da sé, fa per tre”, dice un proverbio saggio. Certo, il problema riguarderebbe i costi. Ma le polizze catastrofali per le abitazioni ammontano a poche centinaia di euro all’anno. Tuttavia, non tutte le famiglie possono permettersi di contrarle. Allo stesso tempo, appare molto difficile credere che il 95% dei proprietari non disponga di mezzi sufficienti per coprirsi dai rischi. C’è un problema di sensibilità, spesso legato alla scarsa conoscenza. Il territorio italiano è esposto per la stragrande maggioranza al rischio idrogeologico. Alluvioni e nubifragi sono all’ordine del giorno, senza scomodare eventi ancora più traumatici.

E’ ovvio che non può e non deve passare il messaggio che, poiché le imprese saranno obbligatorie a stipulare polizze catastrofali, la cura del territorio da parte delle amministrazioni pubbliche diventi ancora più opzionale. Deve essere vero il contrario. Lo stato dovrà fare la sua parte per ridurre al minimo i rischi per le vite umane e le proprietà. Dal canto loro, famiglie e imprese devono cercare di partecipare all’opera di prevenzione, evitando tra l’altro costruzioni abusive. E devono garantirsi dai rischi nel caso in cui l’irreparabile si verifichi. Quello che consideriamo un costo, può diventare un’ancora di salvezza nei momenti sfortunati.

I benefici sarebbero anche macroeconomici: imprese liquidate da compagnie private prima e a copertura quanto più integrale possibile delle perdite accusate potranno tornare prima in attività, limitando i danni a carico dell’intero sistema economico.

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