Il Consiglio europeo di oggi sarà il primo dopo le elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento e con ogni probabilità esiterà l’accordo tra i 27 capi di stato e di governo dell’Unione Europea (UE) per la nomina del prossimo presidenza della Commissione. La tedesca uscente Ursula von der Leyen è in pole position per ottenere il bis. Il cancelliere Olaf Scholz dalla Puglia, dove ha partecipato al G7 nei giorni scorsi, ha dichiarato di intravedere un altro quinquennio per la sua connazionale.

Il via libera è arrivato anche dal presidente francese Emmanuel Macron, che sempre in Puglia ha avuto un vertice a tre con von der Leyen e Scholz per trovare un’intesa. La premier italiana Giorgia Meloni non ha preso affatto bene la sua esclusione.

Scholz e Macron indeboliti dal voto

E dire che proprio Scholz e Macron fossero considerati i nemici del bis alla presidenza della Commissione UE. Più che ad avere cambiato idea, sono cambiate le condizioni politiche a loro sfavore. Scholz è uscito molto indebolito dal voto e Macron ha gettato la Francia nel caos con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e l’indizione di elezioni anticipate per il 30 giugno. Il tedesco sa che la Germania non avrebbe alcun candidato da proporre per ognuna delle principali cariche da rinnovare. E il francese teme di perdere ancora più forza negoziale dopo il voto di fine mese.

Bis a Ursula ripiego per Parigi e Berlino

Per questa ragione, Scholz e Macron convergono adesso su von der Leyen. E Meloni? Dovrebbe portare in dote una trentina di voti a favore del bis, ma a due condizioni: che all’Italia sia concesso un commissario di peso e che Bruxelles recepisca il messaggio dei cittadini europei. Formalmente, la maggioranza Ursula composta da popolari, socialisti e liberali può contare su 406 seggi. Tuttavia, i franchi tiratori sono stimati in almeno il 10%, cioè oltre una quarantina.

Ed ecco che la soglia dei 361 seggi necessari per ottenere il bis resta in bilico. Solo se la premier italiana garantisse i suoi voti, verrebbe quasi certamente neutralizzata la minaccia.

In un certo senso, il caos francese sta facendo il gioco di Roma. Meloni è l’unico capo di governo tra i grandi stati comunitari ad essere uscito rafforzato dalle urne. Non si può ignorare. Se, poi, dal voto francese emergesse la vittoria della destra lepenista, il potere negoziale del governo italiano aumenterebbe incredibilmente. Roma diverrebbe sede di mediazione tra Bruxelles e Parigi. E, ovviamente, ciò non sarebbe gratis.

Italia reclama ruolo di peso in nuova Commissione UE

La Commissione UE è il vero governo comunitario con poteri finanche legislativi. Si specula da settimane sulla nomina del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a commissario con deleghe in uno degli ambiti economici che interessano all’Italia. Dal bis agli Affari monetari alla Concorrenza, sebbene faccia gola anche l’istituendo commissario alla Difesa. Una delega all’immigrazione sarebbe anch’essa gradita per i noti problemi degli sbarchi di clandestini sulle coste siciliane, in particolare.

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