Lunedì 5 agosto è stata una giornata tragica per i mercati finanziari, svegliati dal crollo della Borsa di Tokyo del 12,40%. Tutte le altre borse mondiali hanno ripiegato, pur senza drammi. Abbiamo assistito alla fuga dei capitali verso i “safe asset”, ossia principalmente bond e franco svizzero. I rendimenti sono precipitati e il cambio elvetico ha segnato un nuovo record contro l’euro. Al contrario, il prezzo dell’oro non è salito come ci saremmo aspettati. Dai 2.480 dollari l’oncia di giorno 1 si portava a poco più di 2.430 dollari.

E dire che nel frattempo – altra stranezza – si era deprezzato anche il dollaro. Quando la divisa americana s’indebolisce, il metallo tende a rincarare. Essendo le sue quotazioni denominate in essa, significa che diventa più a buon mercato e attira domanda.

Crisi limitata, non c’è panico

Il prezzo dell’oro non è stata l’unica sorpresa di questi giorni. Lo stesso argento ripiega dai 29 dollari toccati a fine luglio ai meno di 27 di ieri. E’ possibile spiegare questi apparenti paradossi? Nei giorni scorsi, il ministro delle Finanze indiano, Nirmala Sitharaman, ha annunciato che i dazi sulle importazioni di metalli preziosi sono stati ridotti dal 15% al 6%. La misura ne ha abbassato il costo, consentendo al mercato interno di acquistare a prezzi più bassi. E l’India è principale mercato aureo del pianeta, perlopiù per ragioni culturali.

Ad essere sinceri, non sembra una spiegazione del tutto convincente. Dinnanzi a una crisi di panico planetaria, ci aspetteremmo che il prezzo dell’oro salga e, nello specifico, che finanche segni un nuovo record storico. E’ evidente che tale panico non c’è stato. Gli indici azionari sono precipitati in Giappone, ma non in Occidente. Forse, questa è la primissima spiegazione del suddetto paradosso. E dopo un lunedì all’insegna di acquisti dei bond, i relativi rendimenti sono tornati a risalire nelle sedute successive.

Argento deprezzato

Una tempesta in un bicchier d’acqua? Presto per dirlo. Quanto accaduto lunedì invita alla prudenza. C’è da notare, comunque, che l’argento resti sottovalutato. Guardando alle quotazioni negli ultimi venti anni, scopriamo che il rapporto tra oro e argento è stato di 68. In pratica, il prezzo dell’oro è risultato di 68 volte superiore a quello del silver. Oggi, il rapporto è di 90. Questo significa che l’oro costa relativamente molto di più, ovvero che l’argento sia deprezzato. Dovremmo attenderci che, o il primo scende o il secondo sale, o un po’ entrambe le cose.

Prezzo dell’oro segnala rischio recessione

L’argento segue dinamiche un po’ differenti dal prezzo dell’oro. Esso è impiegato nei processi industriali, per cui risente maggiormente delle dinamiche macroeconomiche. Sale quando l’economia va bene, scende quando va male. Se vogliamo, un po’ il contrario del gold. Tant’è che il rapporto tra i due metalli segnala l’umore dei mercati a proposito di propensione al rischio e aspettative macro. Al momento, gli investitori sembrano in modalità “risk-off”. Solo una recessione negli Stati Uniti forse giustificherebbe le attuali quotazioni.

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