Campagna elettorale agli sgoccioli per le europee di sabato e domenica 8-9 giugno. Giuseppe Conte cerca di risalire la china dei sondaggi. Gli ultimi pubblicati prima dello stop non erano esaltanti per il suo Movimento 5 Stelle. Rischia di perdere la corsa contro il PD di Elly Schlein per accaparrarsi la leadership del mondo progressista. Punta le sue carte sul Sud, da sempre granaio di consensi, che spera anche questa volta di trasformare in voti. E non a caso è dalla Sicilia che lancia la sua ultima promessa: il reddito di cittadinanza europeo.

Reddito di cittadinanza europeo, torna ‘Giuseppi’

Dopo una lunga fase “istituzionalista” che lo aveva trasformato quasi in una figura post-democristiana, Conte ha deciso da qualche tempo di tornare quel “Giuseppi” così ambiguo tra l’accarezzare le istanze anti-sistema dei “grillini” e la necessità di darsi un aspetto rassicurante in patria e in Europa. Sono state due le misure chiave dei suoi altrettanti governi e alle quali intende continuare ad associare la propria immagine e quella dell’M5S: reddito di cittadinanza e Superbonus 110.

Quest’ultimo è al centro di forti critiche trasversali per l’impatto devastante che sta avendo sui conti pubblici nazionali. E Conte ha cercato di smarcarsene, pur rivendicandone la paternità, sostenendo di averlo gestito per poco tempo. Il sussidio resta popolare in quel Sud in cui bassa occupazione e lavoro nero spadroneggiano insieme a certa povertà oggettiva. Ecco perché l’ex premier si presenta agli appuntamenti elettorali a ogni livello declinandolo ora nella necessità di introdurre un reddito regionale, ora nazionale e adesso persino europeo.

Proposta fantasiosa

In cosa consisterebbe il reddito di cittadinanza europeo? Non lo sappiamo. E’ una fantasia che balena nella mente di Conte, consapevole che trattasi di una misura remota e che serve per ringalluzzire il proprio elettorato, altrimenti poco interessato a recarsi alle urne.

Un sussidio universale nell’Unione Europea appare improbabile per diverse ragioni. La prima e, forse, più importante consiste nel fatto che il potere di acquisto varia profondamente da stato a stato. I famosi 780 euro di base fissati in Italia fino allo scorso anno risulterebbero noccioline per un’economia come quella svedese, al contrario un importo elevato in paesi come la Grecia ai danni dell’occupazione.

Bilancio UE spoglio

Con quali risorse verrebbe istituito? Se sovranazionali, il riferimento sarebbe al bilancio comunitario già magrissimo e per cui i capi di stato e di governo hanno a fatica trovato una difficilissima intesa sui prossimi anni. Allo stato attuale, la promessa di Conte si tradurrebbe in un’auspicata mozione dell’Europarlamento per spingere i Parlamenti nazionali a legiferare in tal senso. Insomma, il reddito di cittadinanza europeo è una pura suggestione destinata a rimanere tale. E svela che l’M5S intende caratterizzarsi definitivamente come il partito dell’assistenzialismo. Crede che al Sud non vi sia altra ambizione che percepire un sussidio mensile senza lavorare. Vuole combattere la povertà senza creare occupazione (resta il mito della “decrescita felice“), bensì distribuendo la ricchezza ai danni del ceto medio e a vantaggio dell’ampio popolo degli inattivi. Il parassitismo sociale assurto a ideologia.

Reddito di cittadinanza europeo mossa anti-PD

Grottesco che l’M5S non abbia ancora trovato un gruppo all’Europarlamento di cui fare parte, sebbene dovrebbe approdare tra i Verdi. Vorrebbe per caso annoverarsi tra le forze liberali sotto l’egida di Macron? Pura fantapolitica. L’unica collocazione possibile sarebbe tra le forze della sinistra radicale, incuranti dell’impatto sull’economia della loro proposta iper-assistenzialista. Il reddito di cittadinanza europeo serve, infine, a caratterizzarsi come più a sinistra del PD, già sotto pressione su temi come il salario minimo. Qualsiasi cosa Schlein dirà, troverà un Conte disposto a rendere affermazioni più radicali per non soccombere al vero avversario temuto dopo la caduta del governo giallo-rosso: il PD.

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