Questo sarà l’ultimo mese in cui circa 170 mila famiglie percepiranno il reddito di cittadinanza. Sarà sostituito dall’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Il nuovo sussidio non sarà erogato a coloro che hanno un’età compresa tra 18 e 59 anni, senza minorenni a carico o che non siano invalidi. Sarà possibile per molti di loro frequentare un corso di formazione per cercare di rientrare nel mercato del lavoro e nel frattempo percepire un’indennità mensile di 350 euro per un massimo di 12 mesi.

Allarme sicurezza su fine reddito di cittadinanza

Il Viminale ha lanciato l’allarme sicurezza alle prefetture. Le manifestazione di protesta indette da partiti politici come Potere al Popolo rischiano di fare salire la tensione nelle città del Sud. Nei giorni scorsi, un sessantenne è entrato nella stanza del sindaco di Terrasini, provincia di Palermo, minacciando di dar fuoco a tutto. Aveva appresso di aver perso il reddito di cittadinanza. Alla fine è stato arrestato, anche se per fortuna non era riuscito a provocare alcun danno a cose e persone. L’uomo, un disoccupato, avrebbe ricevuto offerte di lavoro dallo stesso primo cittadino, ma le avrebbe rifiutate.

Che ci siano casi di disperazione da comprendere, è innegabile. Le vite non sono tutte uguali. Difficile per chi non abbia lavorato fino a una tarda età, magari perché si è dedicato solamente alla famiglia, rimettersi in gioco adesso. In generale, però, a perdere il reddito di cittadinanza saranno in pochi, meno di un quinto dei nuclei familiari che lo hanno percepito fino ad oggi. Le proteste per la fine del sussidio svelano l’ipocrisia che vi si celava dietro: centinaia di migliaia di beneficiari pensavano che sarebbe stato un sostegno a vita.

Centro-destra invoca commissione di inchiesta

Altro che accompagnamento al lavoro e navigator! Del resto, si trattava di una forma di pura assistenza, che il Movimento 5 Stelle aveva volutamente mascherato con un provvedimento di politica attiva per il lavoro.

Nulla di più falso. E il governo Meloni non vuole assistere passivamente alla propaganda degli avversari all’opposizione. Fratelli d’Italia ha chiesto che il Parlamento istituisca una commissione di inchiesta sull’operato dell’Inps sotto l’ex presidente Pasquale Tridico. L’ex premier Giuseppe Conte reagisce male e definisce la proposta un atto di “bullismo istituzionale”.

Il centro-destra deve lasciar perdere questa storia della commissione di inchiesta, che a suo dire dovrebbe indagare sui mancati controlli dei numerosi abusi registrati. In questi anni, ne abbiamo viste di ogni. Mafiosi, lavoratori in nero, finti poveri, stranieri neppure residenti in Italia che hanno intascato per mesi o anni il reddito di cittadinanza in barba ai contribuenti onesti. C’è stata scarsa vigilanza da parte dello stato, è vero. Ma istituire la commissione di inchiesta sposterebbe il ragionamento dal piano politico al piano giudiziario. E questo è tipico di un’Italia che non sa riflettere su di sé.

Il ruolo dell’Inps di Tridico

Il reddito di cittadinanza è stato un sussidio nato per volontà di un partito arrivato al governo per la prima volta nel 2018 con la promessa di redistribuire la ricchezza in favore dei più poveri e di combattere la “casta”. Parole d’ordine che attecchirono al Sud, dove la carenza di lavoro e l’alta incidenza della povertà fecero scommettere milioni di cittadini/elettori su un nuovo corso. Il sussidio è stato propinato come un sostegno temporaneo per le famiglie. Furono assunti quasi 3.000 navigator con lo scopo di aiutare i percettori a re-inserirsi nel mondo del lavoro. Tutta fuffa. Si trattava di semplice assistenza pura.

Gli abusi ci sono stati e tantissimi. Di ciò non ha colpe l’Inps in sé, bensì il sistema Italia che fa acqua da tutte le parti.

Sarebbe bastato incrociare le banche dati per scovare eventuali finti poveri e condannati per reati gravi. Così come basterebbe che gli ispettori del lavoro girassero per fabbriche, campi e cantieri per scovare il lavoro nero. Tridico ha semmai trasformato l’Inps in una macchina della propaganda pentastellata. Fu nominato nel 2019 a capo dell’ente dal primo governo Conte e lo rimase fino a pochi mesi fa. Ciò non lo rende automaticamente un erogatore disattento o persino connivente con gli abusi. Il problema è stato e resta politico: il reddito di cittadinanza è stato un modo per fare breccia elettoralmente al Sud.

Reddito di cittadinanza provvedimento politico

E’ legittimo che un governo decida di porre fine a un sussidio, così come legittimo è per i sostenitori indire manifestazioni di protesta nelle piazze. Ciò che non è legittimo è chiudere gli occhi dinnanzi a movimenti violenti che non hanno nulla a che spartire con le rivendicazioni di migliaia di percettori. Una violenza che in alcune aree del Meridione si salda con la criminalità organizzata e che punta a tenere le istituzioni sotto scacco. Chi finge di non vedere, rischia di diventarne complice.

Il reddito di cittadinanza non può essere prospettato come un premio per non delinquere. Al contrario, in questi anni è stato spesso un bonus percepito da criminali allergici al lavoro. C’è stata e continua ad esservi tanta ipocrisia su questo sussidio. La commissione di inchiesta non serve, perché sarebbe uno spreco di tempo e denari pubblici. E finirebbe per fare un favore alla politica, che si laverebbe le mani dinnanzi a scelte scriteriate del recente passato, addebitandole alla cattiva amministrazione ed eventualmente trovando un capro espiatorio su cui far ricadere responsabilità di natura giudiziaria.

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