Governo al lavoro per modificare il reddito di cittadinanza ed evitare che sulla sua abrogazione si celebri il referendum per il quale sta raccogliendo le firme Italia Viva di Matteo Renzi. A destra, da Fratelli d’Italia alla Lega, passando per Forza Italia, s’invoca la cancellazione. Per Giorgia Meloni, il sussidio sarebbe un “metadone” dello stato che disincentiverebbe al lavoro e intrappolerebbe i poveri nella loro condizione attuale.

Al di là delle baruffe politiche, uno dei temi che la maggioranza sta affrontando riguarda la scala di equivalenza.

Essa consiste in un meccanismo di calcolo del sussidio mensile, impostato sul numero dei componenti del nucleo familiare. Risulterebbe penalizzante per le famiglie più numerose, favorendo i single. Per questo, nell’esecutivo si ragiona su una sua revisione nel senso più favorevole alle prime.

Vediamo di capire di cosa parliamo. Oggi, l’importo del reddito di cittadinanza è pari alla differenza tra i 500 euro mensili di riferimento per un singolo e il reddito percepito dallo stesso. Tale cifra va incrementato di 0,4 per ogni componente sopra i 18 anni e di 0,2 per ognuno sotto i 18 anni. Ecco il meccanismo:

  • 1 adulto: 500 euro
  • 1 adulto e 1 minore: 600 euro
  • 2 adulti: 700 euro
  • 2 adulti e 1 minore: 800 euro
  • 2 adulti e 2 minori: 900 euro
  • 3 adulti e 2 minori: 1.050 euro
  • 4 adulti: 1.050 euro
  • 4 adulti o 3 adulti e 2 minori, di cui almeno una con disabilità grave: 1.100 euro

Reddito di cittadinanza e i rischi per l’occupazione

L’importo massimo erogabile, dunque, sarà di 1.050 in assenza di casi di disabilità grave o di 1.100 in presenza di almeno un caso. Infatti, il legislatore ha fissato un massimo di 2,1 per la scala di equivalenza (2,2 con almeno un caso di disabilità). Il reddito di cittadinanza di base da 500 euro al mese potrà, in buona sostanza, essere moltiplicato fino a un massimo di 2,1 o 2,2 volte. Attenzione, perché a questo importo bisogna aggiungere i 280 euro a cui si avrebbe diritto nel caso in cui non si possedesse una casa di proprietà e si pagasse l’affitto.

Pertanto, l’entità massima del sussidio arriverebbe a 1.330 o 1.380 euro al mese.

Con la riforma allo studio, il governo Draghi punta a maggiorare il coefficiente usato nella scala di equivalenza per le famiglie numerose e, in particolare, con minori. Questo significa che per ciascun minore l’incremento sarebbe superiore a 0,2, anche se non è chiaro per il momento se lo stesso accadrebbe con i maggiorenni (coefficiente elevato sopra 0,4?) e se verrà rimosso o almeno elevato il massimo di 2,1 o 2,2. Tanto per capirci, se la riforma prevedesse la parificazione del coefficiente tra minorenni e maggiorenni, una famiglia costituita da due genitori e due figli sotto i 18 anni percepirebbe un sussidio di base massimo di 1.050 euro al mese, anziché di 900 euro. Se il tetto di 2,1 fosse elevato, la cifra salirebbe ancora a 1.100 euro.

Problema: con quali risorse sarebbe finanziato l’incremento di spesa? E siamo sicuri che il legislatore voglia andare verso una modifica ancora più penalizzante per il mercato del lavoro? Una famiglia-tipo avrebbe ancora minore impulso a cercare un’occupazione. Teniamo presente che percepire fino a 1.300-1400 euro al mese equivarrebbe per molte realtà territoriali, specie al sud, beneficiare di un reddito ben più alto di quello che si avrebbe lavorando. Tutti d’accordo che il reddito di cittadinanza vada rivisto per renderlo meno disincentivante al lavoro, ma facendo leva sulla scala di equivalenza si rischia di sortire l’effetto contrario.

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