Se oggi siamo qui a interrogarci che fine farà la Francia dopo le elezioni legislative, la responsabilità ha chiaramente un nome e cognome: Emmanuel Macron. Arrivò all’Eliseo nel maggio del 2017 dopo una campagna focalizzata sulla volontà di scardinare il sistema economico e sociale transalpino per renderlo più efficiente e produttivo. Sono passati sette anni da allora e le condizioni dell’economia in Francia non sono cambiate granché. Anzi, hanno mostrato più di un peggioramento secondo determinati parametri.

Debito pubblico a +1.000 miliardi con Macron

Da quando Macron è presidente, il debito pubblico è salito di 1.000 miliardi di euro.

In rapporto al Pil, dal 98% al 110,60%. E la bilancia commerciale, già cronicamente passiva, non ha fatto che peggiorare. Il disavanzo è passato da una media del 3% del Pil a oltre il 4%. L’economia in Francia è diventata ancora meno competitiva, l’esatto contrario di quanto promesso. In valore assoluto, le esportazioni francesi sono cresciute del 26% tra il 2017 e il 2023, molto meno del +39% messo a segno da quelle italiane.

La crescita dell’economia in Francia è stata mediamente di circa l’1% tra il 2017 e il 2023. C’entra senz’altro la pandemia, ma è anche vero che negli ultimi anni il Pil non accenna a mostrare alcun miglioramento tangibile. Per quest’anno dovrebbe crescere meno dell’Italia, appena dello 0,7% secondo le stime della Commissione europea. Probabile che il caos politico rallenti ulteriormente la crescita, come avvertono le imprese transalpine, che addebitano alle incertezze le difficoltà già di questa fase.

Spesa pubblica senza freni anche sotto Macron

Quando Rassemblement National da una parte e Fronte popolare dall’altra lanciano promesse elettorali dal costo di centinaia di miliardi di euro nell’arco di una legislatura, può apparire naif abboccarvi per una popolazione istruita come quella francese. Ma il fatto è che neanche Macron ha saputo fare di meglio nel concreto. A parole si è detto intento ad abbattere la spesa pubblica e le tasse, nei fatti la prima resta sopra il 57% del Pil, agli stessi livelli trovati quando mise piede all’Eliseo e tra i più alti al mondo.

A conti fatti, perché la lista della spesa presentata dalle opposizioni dovrebbe sconvolgere, se già oggi il bilancio dello stato è iper-oberato?

Ovviamente, Parigi non può più permettersi di proseguire su questa strada. Finora ha creduto di essere immune dalla crisi del debito, godendo di rating obiettivamente assai benevoli e immeritati. Ma le agenzie hanno iniziato da mesi a prendere di mira il debito francese, mentre Macron a Bruxelles cerca di scaricare le difficoltà dell’economia in Francia con la richiesta di Eurobond e revisione del mandato per la Banca Centrale Europea (BCE). Sembra di rivedere l’Italia del decennio passato.

Economia in Francia verso china italiana

Lo spread non è salito ai livelli di guardia, ma già il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha messo le mani avanti: nessuno pensi alla BCE di sostenere i bond francesi con lo scudo anti-spread (TPI). Anzi, egli ritiene che il piano sia persino incompatibile con i Trattati. La Francia si è italianizzata, anzi la sua economia è sempre stata molto più vicina alle condizioni dell’Italia che non a quelle in Germania di quanto l’establishment transalpino abbia fatto credere. Ma le bugie hanno le gambe corte e quelle di Parigi di strada ne avevano percorsa anche troppa.

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