La lotta alla “shrinkflation” dovrebbe arrivare domani al Consiglio dei ministri con un’apposita misura contenuta nel disegno di legge di 32 articoli sulla concorrenza. Il testo doveva essere approvato il 22 luglio, ma l’esame del provvedimento è slittato per approfondimenti. Novità d’impatto per i consumatori, come spiega l’Adoc, secondo cui il governo Meloni avrebbe recepito le sue sollecitazioni, “pur in ritardo”.

Prezzo invariato, confezioni più piccole

Di “shrinkflation” si è parlato in Italia con la pandemia, anche se il fenomeno è ben più radicato nel tempo.

Si tratta della politica di alcune aziende, che consiste nel rimpicciolire le confezioni dei prodotti venduti, mantenendo il prezzo invariato. In pratica, il consumatore acquista una minore quantità di un bene, ma la paga quanto prima (se non, a volte, di più). Le associazioni dei consumatori lamentano da anni che sarebbe una pratica scorretta, perché induce a pensare di acquistare lo stesso prodotto a prezzi invariati. In realtà, il prezzo unitario (per kg, litro o metro) sale senza che ci si faccia caso.

Etichetta obbligatoria per 6 mesi

Qual è la novità che il governo vuole introdurre? Le aziende che praticano la “shrikflation”, dovranno apporre sulle confezioni un’etichetta obbligatoria che informi i consumatori della riduzione delle quantità. E ciò dovrà avvenire almeno per i primi sei mesi dal momento del rimpicciolimento delle confezioni.

Verrebbe da dire che l’opportunità di praticare la “shrinkflation” verrebbe meno alla radice. Se le aziende riducono le quantità senza farlo notare, è perché non avrebbe senso strombazzarlo sul piano commerciale. Questo non significa di per sé che il consumatore ne trarrà un vantaggio certo. Se le dimensioni e le quantità dei prodotti rimarranno invariate, a salire saranno i prezzi. In un modo o nell’altro, chi compra dovrà fare i conti con un rincaro. A meno di credere che il rimpicciolimento sia un capriccio dei produttori.

Shrinkflation in sé non è truffa

Resta il dubbio che si stia ingigantendo una questione che non presenta profili né penali, né di scorrettezza propriamente detta. Sarebbe un reato se le aziende produttrici riducessero le quantità dei prodotti senza dichiararlo. Ad esempio, una confezione di 500 grammi di pennette la riduco a 450 grammi e continuo a scrivere 500 grammi. Sarebbe una truffa a tutti gli effetti. Ma la “shrinkflation” di cui discutiamo non è altro che una riduzione delle quantità, pur segnalata, sottovoce. Peso, capacità e lunghezza sono indicati correttamente, semplicemente non si avvisa il consumatore che siano stati abbassati.

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