Sono 27,6 milioni su una popolazione di 59 milioni di abitanti i cittadini del Sudafrica che si sono registrati per il voto di oggi. Le elezioni politiche rinnoveranno tutti i 400 seggi dell’Assemblea Nazionale, che a sua volta dovrà eleggere il nuovo presidente. E la novità è che per la prima volta da quando è finita l’apartheid e dal 1994 le elezioni sono libere e aperte a tutti, il partito che fu di Nelson Mandela rischia di perdere la maggioranza assoluta sia dei consensi che dei seggi.

L’African National Congress (ANC) è accreditato dai sondaggi di poco più del 40%, molto meno del 57,5% ottenuto cinque anni fa, che a sua volta era stato il risultato più basso in sei elezioni. Le prime furono vinte trenta anni fa con il 62,5%. Il record si ebbe nel 2004 con quasi il 70%.

Voto in Sudafrica tra criminalità alle stelle e crisi

In Sudafrica c’è un fortissimo malcontento per come stanno le cose. Un terzo della popolazione in età lavorativa risulta disoccupato, mentre la criminalità dilaga a livelli spaventosi. Pensate che nel 2023 ci sono stati 45 omicidi per ogni 100.000 abitanti. A titolo di confronto, in Italia sono stati 0,55. Intere aree del Paese sono in mano a bande di delinquenti, le quali spesso operano sotto gli effetti della droga, seminando il panico e la morte. A Città del Capo, ad esempio, si registrano 3.000 omicidi all’anno, il dato più alto al mondo sia in assoluto che in rapporto al numero di abitanti.

Economia al collasso

L’economia va male. Le famiglie sono abituate a blackout quotidiani, a causa dell’insufficiente offerta di energia elettrica per soddisfare la domanda. La compagnia statale nazionale si chiama Eskom e le sue finanze sono al disastro da anni. I trasporti pubblici sono così malmessi da creare problemi alle esportazioni. Con un Pil di circa 7.000 dollari pro-capite, il Sudafrica resta lo stato più ricco del continente.

Magra consolazione per un’economia emergente verso cui fino a qualche decennio fa si riponevano grosse aspettative.

Corruzione mette in crisi ANC

Dopo trenta anni di governi dell’ANC, il Sudafrica risulta l’economia con il più alto tasso di disuguaglianza al mondo. L’indice di Gini è di 63. Insomma, un grosso disastro. Ciliegina sulla torta: l’altissima corruzione. Nel 2018, l’allora presidente Jacob Zuma fu costretto alle dimissioni dal suo stesso partito per evitare la procedura d’impeachment. Scontò anche un breve periodo di carcere per vari reati, tra cui la corruzione. Oggi guida un partito di estrema sinistra, chiamato uMkhonto we Sizwe, come il braccio armato del partito di Mandela all’epoca dell’apartheid. Per i sondaggi otterrebbe fino a quasi il 15%, tutti consensi ai danni dell’ANC.

Mercati sperano nel centro-destra

Sempre all’estrema sinistra abbiamo i Combattenti per la Libertà Economica, il cui programma prevede nazionalizzazioni di società minerarie e banche, espropri di terre ai bianchi e maggiori poteri alle tribù locali. Anch’esso otterrebbe almeno il 10% dei consensi. Ma il principale partito di opposizione resterebbe l’Alleanza per la Democrazia di John Steenhuisen, accreditato di oltre il 20%. Questa è una formazione di centro-destra, favorevole al business e considerata di rappresentanza perlopiù della minoranza bianca, la quale vale il 18% della popolazione.

Negli ultimi 40 giorni il rand sudafricano si è apprezzato di oltre il 5% contro il dollaro. Il mercato freme per la possibilità che l’ANC sia costretto ad allearsi con almeno un altro partito per governare. Scommette che l’opposizione di destra appoggi il prossimo esecutivo, riuscendo ad incidere sulle sue politiche, permettendo di implementare le riforme. Ma siamo così sicuri che l’ANC escluda un’alleanza con i suoi partiti alla sinistra? Non solo sarebbe più naturale sul piano di ideali e programmi, ma anche più conveniente per i rapporti di forza numerici attesi.

Tra i neri verrebbe accusato di allearsi con un partito di “bianchi” se si accordasse con Alleanza per la Democrazia.

Voto in Sudafrica spartiacque: riforme o precipizio

Il presidente uscente Cyril Ramaphosa dovrebbe ottenere il bis, a meno di perdere così tanti consensi da indurre il suo partito a rimpiazzarlo alla presidenza con un altro uomo. Lo stesso accadrebbe se l’ANC scegliesse di allearsi con il partito di Zuma, suo acerrimo nemico che ne reclamerebbe la testa. Il voto in Sudafrica di oggi non resterà a lungo con le incognite del caso, visto che per Costituzione il Parlamento dovrà riunirsi entro 14 giorni. La fretta non sarebbe probabilmente una saggia consigliera. Limiterebbe il tempo necessario per negoziare un programma di governo con un partito dalle posizioni più distanti come quello guidato da Steenhuisen. I mercati si starebbero eccitando troppo per niente. Il sogno di un nuovo Sudafrica rischia di trasformarsi in un incubo, se il prossimo governo fosse ancora più radicalmente a sinistra.

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