Come cambiano i consumi con il coronavirus? I giorni scorsi si è parlato della corsa al supermercato in Lombardia e nelle zone rosse: negozi svuotati, gente in fila per comprare praticamente di tutto, fino alle rassicurazioni delle catene che hanno confermato il ricambio di prodotti. Oltre all’acquisto di generi alimentari, gli italiani hanno fatto scorte di disinfettanti e mascherine. Dopo il caos del caro prezzi e di prodotti come Amuchina o gel disinfettanti introvabili, ora l’allarme sembra rientrato ma si continua ad acquistare questi prodotti.

Quali prodotti vanno a ruba?

Nonostante le rassicurazioni, però, i supermercati continuano ad essere particolarmente affollati e le persone acquistano più del dovuto per paura di dover fronteggiare una quarantena come accaduto nella zona di Lodi. Tra i prodotti più acquistati, in particolare, quelli a lunga conservazione, come zucchero, farina, pasta, pelati, pesce in scatola, ma anche carta igienica, candeggina e disinfettanti e alcol etilico. Gli italiani, insomma, stanno cercando di acquistare tutti quei prodotti che non hanno scadenza a breve termine e che possono tornare utili qualora scatti una quarantena e non si possa uscire di casa. Negli scaffali, si è notato uno svuotamento nel reparto dei disinfettanti e igienizzanti per la casa. La pulizia, quindi, è diventata una sorta di imposizione per evitare più che mai il contagio.

Crescono sempre i consumi per disinfettanti, ma anche cibo per animali

Ma non solo i prodotti alimentari o appunto i disinfettanti nei pensieri degli italiani allarmati dal covid 19. Molto richiesti anche integratori, vitamine, antiossidanti per sopperire alla mancanza di prodotti freschi. E poi si pensa agli animali domestici, cani e gatti. Sia nei supermercati che nei negozi per animali vanno a ruba crocchette e scatolette per gli amici a 4 zampe. Da quando è scattato l’allarme per il coronavirus, infatti, sono aumentate del 20% in Lombardia e dell’1% in Italia, le vendite di prodotti per animali nei pet store.

Significativo anche il dato nelle farmacie, che nonostante tutto ha segnalato un + 7% in Lombardia e +1% in Italia, non molto insomma, segno che l’esaurimento dei prodotti medici anche nelle farmacie si è fatto sentire.

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