Sarà una manovra di bilancio molto complicata, la terza del governo di centro-destra a guida Giorgia Meloni. Il 19 giugno scorso la Commissione europea ha avviato la procedura d’infrazione a carico di Italia, Francia e altri cinque stati per deficit eccessivo. I nostri conti pubblici dovranno migliorare i saldi di 13 miliardi di euro all’anno, sebbene le vere raccomandazioni arriveranno nelle prossime settimane. In questo clima difficile, con il ritorno del Patto di stabilità, il vice-ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha confermato la volontà dell’esecutivo di proseguire sulla strada dell’abbassamento della pressione fiscale.

In vista per l’anno prossimo vi sarebbe il taglio delle aliquote Irpef sui redditi fino a 50-60.000 euro, ma “compatibilmente con le risorse” disponibili.

Gettito fiscale in crescita

Leo si mostra ottimista sullo stato di salute dei conti pubblici. In primis, perché è stato posto un freno definitivo alla voragine del Superbonus. E sembra che i dati arrivati con la revisione del reddito di cittadinanza, spiega, stiano portando a un calo della spesa. In più, le entrate fiscali stanno andando bene. In effetti, il Ministero di economia e finanza ha pubblicato ad oggi i dati relativi ai primi quattro mesi dell’anno e dai quali emerge un aumento del gettito fiscale di 16,318 miliardi (+10,5%) rispetto allo stesso periodo del 2023. La variazione percentuale a doppia cifra segnala che l’economia starebbe crescendo, visto che non può essere ricondotta al boom dei prezzi al consumo, dato il crollo dell’inflazione sotto l’1%.

Ed è incoraggiante che proprio il gettito Irpef sia cresciuto di 6,744 miliardi (+7,3%), malgrado il taglio della seconda aliquota dal 25% al 23%. E’ la dimostrazione che la riduzione del carico fiscale stimoli la crescita del gettito, anziché affievolirla. Ma il nodo delle risorse esiste ugualmente. Già la sola conferma del taglio del cuneo fiscale comporta il reperimento di 4 miliardi.

Altri 10 miliardi serviranno per rendere definitivo l’accorpamento delle prime due aliquote, comportando un risparmio sui redditi compresi tra 15 e 28 mila euro.

Diverse misure possibili

Il taglio delle aliquote Irpef prospettato da Leo riguarderà, stavolta, i redditi medio-alti. Ad oggi, la prima aliquota del 23% si ha fino a 28 mila euro, la seconda del 35% tra 28 e 50 mila euro e la terza del 43% sopra 50.000 euro. Le modalità di intervento potranno essere tecnicamente le più svariate. Si potrà estendere il secondo scaglione sopra i 28 mila euro, così da comportare un risparmio per i contribuenti con redditi più alti senza abbassare le due aliquote più alte. Oppure si potranno abbassare proprio queste – entrambe o solo una delle due – senza variare gli scaglioni. Infine, si potrà fare un mix delle due misure appena delineate: dilatazione del primo/secondo scaglione e taglio delle aliquote Irpef del 35% e 43%.

Taglio aliquote Irpef concentrato ora sui redditi medio-alti

Ricordiamo che i contribuenti con redditi sopra 50 mila euro non hanno potuto beneficiare dell’accorpamento dei primi due scaglioni da quest’anno. Il risparmio d’imposta massimo di 260 euro è stato neutralizzato da una riduzione forfetaria delle detrazioni in loro favore per lo stesso importo. Questa volta, quindi, il taglio delle aliquote Irpef dovrà necessariamente riguardare la categoria dei contribuenti maggiormente stangata. Pensate che solamente il 14% dichiara redditi sopra 35 mila euro, versando oltre il 60% dell’intero gettito.

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