Taglio del canone Rai, se ne riparla e Forza Italia (guarda caso) è contraria alla proposta della Lega

Forza Italia respinge la proposta dell'alleato leghista sulla riduzione del canone Rai grazie all'aumento della pubblicità.
3 mesi fa
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Canone Rai, Forza Italia contraria al taglio
Canone Rai, Forza Italia contraria al taglio © Licenza Creative Commons

Maggioranza in trattative sulle nomine per la tv di stato e la Lega cerca di mettere pressione sugli alleati con una proposta non nuova, ma che scombussola il dibattito nel centro-destra: l’abolizione progressivo del canone Rai entro cinque anni. Il balzello, sceso da quest’anno da 90 a 70 euro, è finito nel mirino del partito di Matteo Salvini. Uno dei suoi deputati, Stefano Candiani, ritiene che la riduzione possa e debba passare attraverso l’aumento del tetto all’affollamento pubblicitario. Immediata la reazione di Forza Italia, che per bocca del suo leader, Antonio Tajani, afferma che la tv di stato non deve trasformarsi in un’azienda commerciale.

Nega, tuttavia, che la posizione sia un favore a Mediaset.

Limiti all’affollamento pubblicitario

Secondo Candiani, se il tetto all’affollamento pubblicitario fosse aumentato dell’1%, i ricavi commerciali per Viale Mazzini lieviterebbero di 600 milioni di euro. Ogni anno, il canone Rai fa introitare nelle sue casse la media di 1,6 miliardi, a fronte dei circa 700 milioni di ricavi pubblicitari. Il governo Draghi varò una legge per abbassare la quantità di pubblicità da mandare in onda sulle reti pubbliche. E’ scesa al 6% per le fasce orarie 6-18 e 18-24. Il tetto per ogni ora è del 12%. In caso di eccesso superiore all’1%, il recupero deve avvenire entro l’ora successiva o precedente.

Fino al 2021, il tetto all’affollamento pubblicitario era fissato per il complesso delle reti. In sostanza, la Rai poteva eccedere i limiti nel canale dove la pubblicità veniva pagata meglio, restandovi sotto nel canale dove veniva remunerata meno. Ad esempio, Viale Mazzini mandava in onda meno pubblicità su Rai 3 e di più su Rai 1. La nuova legge si conforma a una direttiva europea, che fissa limitazioni per ciascuna rete.

Forza Italia schierata con Mediaset

Non stupisce la posizione di Forza Italia, che da “partito liberale” si oppone alla liberalizzazione del mercato radio-televisivo.

Se alla tv di stato fosse consentito di mandare in onda più pubblicità, a farne le spese sarebbe principalmente la rivale Mediaset. La maggiore offerta, infatti, abbasserebbe il prezzo di mercato e con esso i ricavi per Cologno Monzese. E Forza Italia resta il partito della famiglia Berlusconi anche dopo la morte del suo fondatore.

D’altronde, la stessa Lega si mostra ambigua sul tema. Azzerare il canone Rai sarebbe tecnicamente possibile aumentando i limiti all’affollamento pubblicitario, ma finirebbe con il trasformare la tv di stato in commerciale. A quel punto, avrebbe senso tenerla pubblica o non sarebbe forse logico privatizzarla? Il punto è che né destra e né sinistra vogliono rinunciare a mettere le mani sui vertici aziendali, nonché al controllo dell’informazione. La destra accusa la sinistra di controllare la Rai quando sta all’opposizione e lo stesso fa la sinistra contro la destra quando le parti in commedia si capovolgono.

Canone Rai senza più senso

Il canone Rai resta un balzello detestatissimo dall’opinione pubblica. A ben vedere. Serve a mantenere un apparato aziendale pletorico, inefficiente e che raramente garantisce un’informazione di qualità. E in tempi di internet e tv a pagamento, sostenere che il servizio pubblico passi per il mantenimento di alcune reti in capo allo stato è con ogni evidenza una stupidaggine interessata.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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