La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha annunciato ieri il secondo taglio dei tassi di interesse dello 0,25%. Il costo del denaro nello stato alpino è stato abbassato all’1,25%. La decisione era stata ampiamente prevista dagli analisti, ma ciò non ha evitato al franco svizzero di perdere un mezzo punto percentuale abbondante contro l’euro. Nello stato alpino l’inflazione ad aprile e maggio è stata dell’1,4%, in risalita dall’1% di marzo, ma ben sotto i massimi del 3,5% toccati nell’agosto del 2022. L’istituto stima che scenderà all’1% in media nel 2026.

Il Pil dovrebbe crescere dell’1% quest’anno e dell’1,5% nel 2025.

Taglio dei tassi con tensioni in Francia

Il governatore Thomas Jordan, che ha annunciato che lascerà la carica a settembre, si è visto costretto a tagliare i tassi per via delle tensioni politiche nell’Eurozona. La Francia va ad elezioni anticipate a fine mese e il mercato si aspetta che vinca la destra di Marine Le Pen. L’azzardo del presidente Emmanuel Macron sta rafforzando il franco svizzero, in quanto safe asset. Il cambio contro l’euro si era indebolito del 6% da inizio anno a metà maggio, mentre da allora è arrivato a rafforzarsi del 4%.

Un franco svizzero in versione “super” riduce il costo dei beni importati e può provocare sia deflazione che rallentamento della crescita economica per via delle minori esportazioni. Negli anni passati, l’istituto aveva tollerato il cambio forte proprio per contrastare l’alta inflazione. E’ riuscito nell’obiettivo, visto che il picco di crescita per i prezzi al consumo è stato di circa un terzo rispetto all’Eurozona.

Franco svizzero forte, Jordan teme nuova crisi dell’euro

Jordan è memore di quanto accadde con la crisi dell’euro nei primi anni del decennio passato. Nel settembre del 2011 fu costretto a introdurre il cambio minimo di 1,20 contro l’euro. Il 15 gennaio del 2015 annunciò che non avrebbe più garantito per tale parità.

Il franco svizzero nel giro di qualche attimo riuscì a rafforzarsi di circa il 30% contro l’euro. Fu uno shock di cui ancora oggi c’è memoria tra analisti, investitori e banche centrali. Non siamo a quei livelli, semplicemente per il fatto che già il cambio elvetico si fosse portato ai massimi record contro la moneta unica ed è libero di muoversi, malgrado qualche intervento della BNS sul mercato forex. Con la decisione di ieri essa spera di frenare l’afflusso dei capitali stranieri, i quali si dirigono verso i mercati con rendimenti più alti.

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