Pochi giorni al quarto board dell’anno della Banca Centrale Europea. Dopo che anche il capo-economista Philip Lane si è esposto ufficialmente per un taglio dei tassi di interesse, l’avvio dell’allentamento monetario alla riunione del 6 giugno prossimo appare certo. Di fatto, tutti i governatori centrali e i consiglieri esecutivi di Francoforte hanno ammesso che accadrà o si sono spesi in maniera esplicita in favore di tale scenario. Il costo del denaro è stato portato in poco più di due anni al 4,50% per i tassi di riferimento, al 4% sui depositi bancari e al 4,75% per i rifinanziamenti marginali.

Taglio dei tassi a giugno scontato dal mercato

Il mercato da tempo sconta un taglio dei tassi dello 0,25% per giugno. Dunque, i tassi di riferimento scenderebbero al 4,25% e quelli sui depositi bancari al 3,75%. Da qui alla fine dell’anno, poi, sempre il mercato sconta tre tagli dei tassi per un cumulato 0,75%. Ma se “falchi” e “colombe” sembrano avere raggiunto da mesi un accordo circa i tempi di avvio della svolta, già si combattono a colpi di dichiarazioni sulla riunione di luglio.

Parigi e Berlino su fronti opposti

Nella mattinata odierna è intervenuto il governatore francese François Villeroy de Galhau, il quale ha affermato che un taglio dei tassi a luglio non possa essere escluso. Data la natura “data dependent” della policy, ha spiegato, perché bisognerebbe attendere i dati macroeconomici trimestrali prima di decidere? La sua è stata una reazione alla collega tedesca Isabel Schnabel, secondo cui non sarebbe ragionevole al momento mettere le mani avanti sulla riduzione del costo del denaro a luglio.

L’inflazione nell’Eurozona è rimasta invariata al 2,4% ad aprile, mentre quella al netto di energia e generi alimentari freschi (“core”) è scesa al 2,7%. Il target del 2% sembra alla portata, ma lo stesso Lane ha avvertito che il ritmo con cui si la BCE procederà a tagliare i tassi dipenderà essenzialmente dai rischi al rialzo o al ribasso che nel frattempo si materializzeranno riguardo all’inflazione.

In effetti, le tensioni geopolitiche rappresentano una fonte di incertezza. Per questo, ad esempio, gli stati baltici verosimilmente si schiereranno in favore di una policy prudente.

Francia per doppio mandato

La Francia è da tempo passata senza indugi a far parte delle “colombe”. E più che al solo taglio dei tassi, Parigi punta a riformare lo statuto della BCE sul modello della Fed, inserendovi il doppio mandato. Il presidente Emmanuel Macron è stato chiaro in tal senso, quando la scorsa settimana ha dichiarato alla stampa americana che la BCE dovrà tollerare più alti tassi d’inflazione nei prossimi anni. L’Eliseo appare preoccupato per i possibili contraccolpi alla crescita dell’economia francese da una politica monetaria che dovrebbe mostrarsi necessariamente restrittiva nei casi di shock sull’offerta.

In ballo non c’è solo il taglio dei tassi

La Germania non la pensa così. La tutela dello statuto rappresenta una linea rossa per Berlino, che nell’euro ci è entrò un quarto di secolo fa con la rassicurazione che avrebbe goduto di regole sostanzialmente simili a quelle fino ad allora seguite per il marco tedesco. Un taglio dei tassi a luglio si farebbe più probabile solo se, al termine di questa settimana, i dati sull’inflazione nell’Eurozona a maggio scendessero verso il 2%. Interessante sarà monitorare anche il dato “core”, mentre già Schnabel ha aperto un altro possibile fronte di contesa con i partner: il Quantitative Easing. A suo dire, avrebbe frenato l’efficacia della stretta monetaria sulla discesa dell’inflazione. Per il futuro ritiene che gli acquisti dei bond dovranno essere più mirati e cessare più rapidamente all’occorrenza.

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