Il costo del denaro ufficialmente non è ancora sceso. La Banca Centrale Europea (BCE) lo ha lasciato invariato anche all’ultimo board della settimana scorsa, pur prospettandone la riduzione a giugno. Ma basta guardare ai tassi bancari per capire che il mercato, ancora una volta, stia giocando di anticipo. L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha pubblicato la sintesi per il mese di marzo, trovando che i tassi di interesse medi sui depositi vincolati delle famiglie sono scesi al 3,54% dall’apice del 3,82% toccato a novembre.

Sempre in media, i tassi sui nuovi mutui erogati risultano in calo al 3,79% dal 4,42% a cui erano arrivati a dicembre. Infine, i tassi medi praticati alle imprese non finanziarie sono scesi al 5,26% dal 5,59% di novembre.

Tassi bancari in calo, minori margini per banche

Da questi pochi dati è emerso che i tassi bancari attivi e passivi abbiano raggiunto il loro culmine tra novembre e dicembre dello scorso anno, cioè 4-5 mesi fa. Da allora registrano un calo, in concomitanza con quello dei rendimenti sovrani. Ricordiamo, ad esempio, che il BTp a 10 anni arrivò al 5% nel mese di ottobre, mentre adesso si aggira intorno al 3,70%. Questa situazione sta già comportando un restringimento degli spread, vale a dire dei differenziali tra i tassi attivi e passivi per le banche italiane. A novembre era all’1,92%, mentre a marzo risultava all’1,76%. Significa che il calo dei tassi sui prestiti sta procedendo più velocemente del calo sui depositi dei clienti.

Depositi dei clienti ancora su

A proposito, sempre a marzo i depositi sono saliti di altri 6,8 miliardi a 1.775 miliardi di euro. Se escludiamo dicembre, mese di tredicesime, questo è il dato maggiore dal settembre scorso. Bene anche le obbligazioni bancarie a 258 miliardi dai 251,7 di febbraio. In totale, quindi, la raccolta è salita a 2.033 miliardi. Sempre escludendo il dicembre scorso e quello del 2022, si è trattato del dato più alto dal mese di ottobre del 2022.

Quanto alla raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi dalle banche, risulta aumentata di 218 miliardi in un anno al 29 febbraio scorso. Di questi, +137,8 miliardi si sono registrati tra le famiglie. E qui non possiamo non fare riferimento alla corsa ai BTp, con acquisti retail superiori ai 125 miliardi nel solo 2023.

Offerte su conti deposito già meno generose

Nell’insieme, la discesa dei tassi bancari riflette condizioni monetarie meno restrittive rispetto a soltanto pochi mesi fa. Mutui e prestiti sono diventati un po’ più economici, ma per contro il meglio per i depositi vincolati è già alle spalle. In pratica, i risparmiatori rischiano di avere già perduto qualche discreto treno. Di qui in avanti, gli interessi corrisposti sui conti deposito saranno o stabili per qualche tempo o in ulteriore discesa.

Tassi bancari giù, ma anche i prestiti

Un’altra tendenza che non farà piacere a chi ha bisogno di denaro, tuttavia, riguarda il calo dei prestiti a 1.414 miliardi dai 1.414,8 miliardi di un mese prima. Su base annua, siamo al -2,7% o -22,2 miliardi. Per quanto l’avvitamento verso il basso segnala di essersi quasi arrestato, appare abbastanza negativo che le banche italiane continuino a prestare sempre minore denaro ad imprese e famiglie, quando sui loro conti c’è una crescente liquidità per mezzo dei depositi dei clienti, in particolare. Facendo il rapporto tra i soli prestiti al settore privato e i depositi, otteniamo una percentuale appena sotto l’80%.

Dunque, sarà pur vero che i tassi bancari siano diventati meno proibitivi di qualche mese fa, ma bisogna vedere quanto realmente sia accessibile il mercato del credito alle persone comuni, ossia senza solide garanzie patrimoniali o fideiussorie. Il problema dell’economia italiana da oltre una decina di anni a questa parte sta essenzialmente qui. Anche quando i tassi sono bassi, i prestiti non salgono.

Qualcuno direbbe, keynesianamente parlando, che “il cavallo non beve”. In realtà, il cavallo vorrebbe pur bere, ma nessuno gli mette davanti una ciotola di acqua per dissetarlo.

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