Continua la risalita in borsa del titolo Monte Paschi di Siena, che nella mattinata di oggi si acquistava a 4,46 euro. Resta ben sotto i massimi dei 5,29 euro toccati un mese fa, quando la capitalizzazione si era portata intorno ai 6,5 miliardi. In questo momento, si aggira sui 5,75 miliardi. Il Tesoro ha ancora in mano il 26,73% del capitale. E le attenzioni del mercato sono concentrate su questo pacchetto, dato che già questa estate potrebbe prendere forma il famoso terzo polo bancario. Paradosso vuole che sia “rosso”.

Vedremo perché.

Verso vendita del 10% di Monte Paschi

Il Tesoro vendette una quota del 25% nel novembre scorso e un’altra del 12,50% agli inizi di aprile. L’incasso complessivo fu di 1,577 miliardi. Alle attuali quotazioni, lo stato italiano incasserebbe ancora 1,5 miliardi con l’azzeramento della propria quota. I rumors di questi giorni parlano, però, di una terza vendita del 10%. Se così, l’incasso atteso sarebbe nell’ordine dei 500 milioni. E aspetto ancora più importante per il mercato, il Tesoro scenderebbe sotto il 17%. Resterebbe il principale azionista, ma con un peso ridotto e tale da consentire la nascita sul mercato del terzo polo.

Non sarà possibile vendere nuove azioni di Monte Paschi per il Tesoro fino al prossimo 2 luglio, data in cui scadrà il lock-up relativo alla seconda cessione di aprile. Si tratta di un periodo di tempo durante il quale il cedente si vincola con gli intermediari a non porre in essere ulteriori operazioni di vendita, se non dietro il loro consenso.

Fusione con Unipol-Bper in vista

Quando si parla di terzo polo, si fa riferimento a un gruppo bancario per dimensioni dietro solo a Intesa Sanpaolo e Unicredit sul mercato domestico. Chi entrerebbe nel capitale di Siena? Le voci parlano di un interessamento di Unipol, gruppo assicurativo guidato da Carlo Cimbri e che controlla Bper.

L’operazione avrebbe senso sul piano territoriale, in quanto darebbe vita a un’entità molto radicata nel Centro-Nord del Bel Paese. Unipolo ha sede a Bologna e Bper a Modena. Ci sarebbe un paradosso in questa vicenda: nascerebbe un soggetto dalla coloratura politica di sinistra sotto il governo di centro-destra a guida di Giorgia Meloni.

Chiaramente, buttarla in politica così è sempre molto riduttivo e fuorviante. Gli affari non hanno colori politici definiti. Ciò premesso, è pur vero che per decenni Monte Paschi fu la banca della sinistra italiana. Essa era controllata dalla Fondazione, i cui componenti del board venivano nominati principalmente da Comune di Siena, Provincia di Siena e Regione Toscana, tutti in mano allora ai PDS-DS-PD. L’immagine della stessa Unipol è stata associata per molto tempo al centro-sinistra. L’operazione avrebbe, quindi, la benedizione della premier?

Terzo polo non ad ogni costo

Se Unicredit non si facesse avanti una volta per tutte da qui a qualche mese, probabile che il governo si troverebbe costretto ad avallare l’integrazione. C’è da dire che in primavera aveva preso quota lo scenario stand-alone con la trasformazione del Monte Paschi in una public company. Questa resterebbe forse l’ultima ipotesi in campo. E questa prospettiva rafforza, in un certo senso, il peso negoziale di Rocca Salimbeni verso i potenziali acquirenti. La nascita del terzo polo non avverrà ad ogni costo.

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