Segnale di unità familiare da parte dei cinque figli del defunto ex premier e imprenditore Silvio Berlusconi. Marina, la primogenita amatissima dal padre, è stata confermata presidente di Fininvest all’assemblea di questa settimana. Nel board siedono i fratelli con l’unica eccezione di Eleonora, che ha scelto di restare fuori dal mondo degli affari. Compattezza alla vigilia della lettura del testamento del patriarca della famiglia Berlusconi. Si sarebbe dovuta tenere lunedì 26 giugno presso lo studio del notaio Arrigo Roveda. Lo slittamento sarebbe stato dovuto a questioni di burocrazia.

L’atto di morte non era pronto. Non si conosce la data esatta, ma sembrerebbe che le volontà del Cavaliere saranno rese note il prossimo lunedì, alla vigilia della presentazione dei palinsesti di Mediaset. E, ovviamente, dopo il rinnovo del board di Fininvest.

Tutta l’attesa è concentrata proprio sulla holding di famiglia. Il Biscione controlla il 49,50% di Mediaset, il 51% di Mondadori e il 30% di Banca Mediolanum. Ci sono altre eredità di tutto interesse, come il club Monza, le coppe vinte con il Milan, quadri, ville e persino cammelli. Tuttavia, le attenzioni si concentrano sul possibile riassetto dell’impero mediatico-finanziario.

Fininvest e dubbi su quote capitale tra cinque fratelli

Fininvest è partecipata dai cinque figli e dal defunto padre attraverso numerose scatole societarie. Piersilvio e Marina detengono il 7,65% a testa, mentre i tre figli nati dal matrimonio con Veronica Lario, ossia Barbara, Eleonora e Luigi, controllano complessivamente il 21,42% attraverso Holding Italiana Quattordicesima, il cui capitale è ripartito tra i tre in parti uguali. Inoltre, sono a capo di H14, una società nata dalla scissione di Holding Italiana Quattordicesima che investe in tech e startup con l’obiettivo di tenere il core business separato dal resto degli affari.

Silvio Berlusconi deteneva il 61,21% di Fininvest. In teoria, questa quota andrà suddivisa in parti uguali tra i cinque figli.

A quel punto, a ciascuno spetterebbe un altro 12,24%. In questo caso, Marina e Piersilvio arriverebbero a detenere insieme poco meno del 40%, mentre i tre fratelli il restante 60% e poco più. Il punto è che l’ex premier voleva impedire che tra i figli di primo e di secondo letto sorgessero problemi di natura gestionale. I tre figli avuti con Lario potrebbero coalizzarsi e mettere in minoranza i fratelli maggiori. Per questo, negli anni passati aveva sondato l’opportunità di suddividere la sua quota al 50% tra i primi due e al 50% tra gli altri tre.

E’ evidente che questo scenario sia stato bocciato proprio da Barbara, Eleonora e Luigi, i quali si ritroverebbero a possedere pro-capite una quota di capitale più bassa di Marina e Piersilvio. La legge italiana consente di disporre di un terzo della propria eredità. Questo significa che Berlusconi potrebbe, in teoria, avere disposto la ripartizione dei due terzi del suo 61,21% in parti uguali (circa 40,81%), tenendosi le mani libere sul restante 20,40% di Fininvest. Sempre in teoria, egli potrebbe aver lasciato questa quota a terzi (pensate ai fedelissimi Fedele Confalonieri e Adriano Galliani o alla stessa “quasi moglie” Marta Fascina), oppure a uno o più dei suoi stessi figli.

Lettura testamento Berlusconi, possibile soluzione

Gli scenari muterebbero alquanto nell’uno e nell’altro caso. Se avesse lasciato tutto quel terzo a Marina e/o Piersilvio, questi avrebbero insieme il 52% del capitale in Fininvest. Se avesse lasciato, invece, tutto quel terzo a uno o più figli di secondo letto, questi si ritroverebbero nel complesso ai due terzi del capitale. Gli equilibri aziendali potrebbero risentirne. In caso di mancata armonia nella conduzione degli affari, i fratelli in minoranza potrebbero decidere di uscire dalla holding. A seconda di come avverrebbe l’operazione, questa rischierebbe di perdere il controllo delle società.

La lettura del testamento di Berlusconi, quindi, è tutto fuorché un fatto squisitamente privato.

Anzi, per certi versi è un vero affare di stato. C’è da dire che l’ex premier avrebbe escogitato un modo per fare contenti tutti. Le quote sarebbero ripartite in parti uguali e le decisioni sarebbero adottate a larghissima maggioranza. Nei giorni immediatamente alla sua morte si era speculato all’85%. E ciò impedirebbe di prendere decisioni contro il parere anche di un solo fratello. Una mossa che eviterebbe dolorose divisioni familiari, ma che al contempo rischierebbe di paralizzare la gestione delle aziende. A meno che, come hanno dimostrato in queste primissime settimane senza papà, i cinque figli non riescano a trovare un modus operandi che eviti discordie per il futuro.

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