Non era mai successo in 145 anni di storia del London Metal Exchange (LME), la borsa dei metalli non ferrosi con sede a Londra. Ieri, per la prima volta ha sospeso le contrattazioni del nichel e concesso più tempo ai detentori di tutti i contratti principali per ripristinare il margine. E’ stato così evitata un’imbarazzante, quanto pericolosissima chiusura del conto trading di CCBI Global Markets, controllata dalla China Construction Bank, principale banca commerciale cinese e tra le più grandi al mondo.

Il prezzo del nichel è letteralmente esploso nell’arco di un paio di seduto. Stava a 27.000 dollari per tonnellata il 3 marzo scorso (17.000 dollari a fine 2021), mentre nella mattinata di ieri sfondava per la prima volta la soglia dei 100.000 dollari. Dopo il +66% di lunedì, riusciva a mettere a segno in qualche ora fino a +111%. L’esplosione della quotazione ha fatto saltare i conti dei “shortisti”, cioè degli investitori che avevano scommesso sul suo ribasso. Essi sono corsi subito a chiudere le posizioni per contenere le perdite, dando vita al fenomeno noto come “short squeeze”.

La società cinese risultava esposta per centinaia di milioni di dollari e non possedeva prontamente tutto il denaro necessario per rimpinguare il margine richiesto. Per capire di cosa parliamo, dobbiamo spiegare sinteticamente come avviene un investimento a leva. L’investitore mette una parte del capitale richiesto per l’acquisto di un titolo o una materia prima. Il resto è finanziato da terzi; nello specifico, LME ha il compito di monitorare i rapporti di debito/credito per garantire la regolarità delle transazioni. Tuttavia, l’investitore rimane esposto per l’intero ammontare. Qualora le perdite azzerassero o quasi il margine depositato, la stanza di compensazione sollecita il cliente a ricostituirlo, altrimenti si trova costretta a chiudere la posizione.

Trading nichel sospeso per non esasperare gli animi

Quando l’asset oggetto dell’investimento subisce grosse variazioni di prezzo in breve tempo, il margine rischia di assottigliarsi fino a costringere la stanza di compensazione a richiederne la ricostituzione (“margin call”).

Ebbene, ieri è successo che per la prima volta nella sua storia LME abbia concesso più tempo a tutti i possessori dei contratti principali, volendo evitare di liquidare posizioni accese da investitori di grosso peso sui mercati globali. Il nichel stava per mandare KO la controllata di una delle maggiori banche al mondo. L’effetto psicologico che ne sarebbe scaturito sarebbe stato devastante, specie in una fase di così altissime tensioni finanziarie come quella che stiamo vivendo.

Come possiamo giudicare la decisione di LME? Senz’altro eccezionale. Ha evitato lo spargimento di sangue e al contempo punta a contenere il contagio verso altri metalli industriali. In effetti, il boom del nichel appare in buona parte inspiegabile. Trattasi di un materiale duttile e resistente alle alte temperature, che negli ultimi anni sta trovando crescente impiego nell’industria, anche grazie alla transizione energetica. Ad esempio, serve per la costruzione delle batterie nelle auto elettriche. Circa il 10% della produzione mondiale si ha in Russia, da poco finita sotto embargo dall’Occidente per via dell’invasione dell’Ucraina.

Ad ogni modo, non sembra che l’esplosione dei prezzi sia totalmente giustificata. I mercati starebbero sovra-reagendo, per quanto gli investitori siano preoccupati del fatto che la guerra ucraina abbia di fatto tagliato la Russia fuori dai mercati, generando la carenza di molte materie prime. Una crisi quella del nichel, che grava ulteriormente sull’impennata dei costi delle imprese, facendone saltare i bilanci. Solamente da inizio anno, l’indice dei metalli industriali di S&P segnava ieri un rialzo del 26,2% e del 50,4% su base annuale. Resta da capire perché la società cinese non disponesse della liquidità: colta di sorpresa dal boom o qualche suo grosso cliente rischia di saltare a gambe per aria?

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