L’azienda Unilever ha lanciato la sperimentazione della settimana di lavoro di quattro giorni, pagando però i suoi dipendenti come stessero lavorando per i canonici cinque giorni. L’esperimento è stato avviato nella sede della Nuova Zelanda, dove la società ha all’attivo un’ottantina di dipendenti, e avrà una durata di dodici mesi, al termine dei quali Unilever deciderà se estendere la settimana lavorativa della durata di quattro giorni anche agli altri 155 mila lavoratori sotto le sue dipendenze.

Un cambio di paradigma totale

La promessa, anche se si dovrebbe più chiamare una sfida, è di concentrare il lavoro della settimana di lavoro classica in quattro giorni, restando però negli orari lavorativi in vigore oggi.

A questo proposito, l’amministratore delegato della divisione neozelandese di Unilever Nick Bangs ha spiegato al Financial Times che “se si finisce per lavorare quattro giorni con orari più lunghi allora non avremo raggiunto lo scopo, si tratta di cambiare radicalmente il nostro modo di lavorare” (fonte traduzione Corriere della Sera, ndr).

In concreto, i dipendenti della Nuova Zelanda potranno restare un giorno in più senza lavorare oltre al weekend: secondo le ultime indiscrezioni, Unilever dovrebbe eliminare il mercoledì o il giovedì.

Maggiore produttività

Il punto centrale rimane quello della produttività. Numerosi studi hanno dimostrato come la settimana di lavoro corta renda i lavoratori non soltanto più felici e in salute, ma anche più produttivi, per questo motivo se è vero che la scelta di Unilever ha pochi eguali nel mondo, è altrettanto vero che non è così illogica, anzi. Un esempio su tutti? Microsoft: nel mese di agosto, la società statunitense ha sperimentato la settimana di lavoro di quattro giorni in Giappone, traendo come conclusione che la produttività è stata superiore rispetto agli altri mesi dell’anno. Il Giappone è un test assai probante, per il semplice fatto che la nazione nipponica è nota per sottoporre i suoi lavoratori a turni massacranti dal punto di vista delle ore.

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