Daniele Bossari è il vincitore della seconda edizione del Grande Fratello Vip. Il boom di ascolti di quest’anno per la rete ammiraglia Mediaset ci lascia ipotizzare che vi sarà una terza edizione, che probabilmente partirà nel settembre del 2018. Ma attenzione a pensare che per essere concorrenti del Grande Fratello bisogna chiudersi in una qualche casa a Cinecittà ed essere h24 sorvegliati morbosamente dalle telecamere. Del resto, George Orwell ci aveva messi in guardia con il suo “1984” già una settantina di anni fa e la sua profezia si è avverata: viviamo in un mondo quasi totalmente spiato, dove gli spazi di riservatezza si assottigliano di giorno in giorno e l’anonimato quasi non esiste più.

E la privacy viene ormai violata anche a nostra insaputa, ovvero senza che nemmeno ci colleghiamo a un qualche sito internet e rilasciamo l’autorizzazione a trattare i nostri dati personali. Le authorities di tutta la UE sono abbastanza preoccupate da un gigantesco database, che si chiama World Check, letteralmente “controllo mondiale”. Nel 2011, esso è stato acquistato dall’agenzia finanziaria Thomson Reuters, la quale spiega che tra le 50 più grandi banche al mondo, 49 ne fanno uso. (Leggi anche: WhatsApp ci spia, problema privacy in chat)

Cos’è World Check? Come detto, trattasi di un database, che raccoglie informazioni sensibili su oltre 2 milioni di individui, organizzazioni, partiti e sindacati al mondo, di cui circa 91.500 italiani. Le attinge da fonti pubbliche, ovvero dalle sanzioni eventualmente comminate dai governi ai danni di persone o enti, dalle pubblicazioni dei tribunali, nonché dai media. Esempio: esce la notizia su un giornale in un qualche stato che Tizio sia stato condannato per truffa? Bene, World Check drizza le antenne, registra i dati e li rende successivamente disponibili per chi ne abbia bisogno.

Se andate sul sito dell’agenzia, si rassicura sia sulle finalità che sulle modalità di trattamento dei dati.

Le informazioni servirebbero solamente a contrastare la criminalità, il terrorismo e a evitare di rimanere vittime di truffe e di possibili tentativi di riciclaggio di denaro. E si evidenzia come solamente i clienti che si registrino e chiedano informazioni per ragioni legate ad esigenze professionali o, comunque, valide siano titolate ad accedere ai dati di uno o più individui. Vengono, poi, rispettati i rigorosi criteri delle normative sulla privacy del Regno Unito, essendo World Check ivi registrato.

Schedature sommarie e potenzialmente dannose

Ma questa estate, le authorities per la tutela della Privacy di tutta la UE, su sollecitazione proprio di quella italiana, si sono riunite per discutere una posizione comune su questo database, che allarma per la scarsa accuratezza con cui i dati verrebbero trattati. Un italiano, ad esempio, ha lamentato di essersi visto danneggiato dal mancato aggiornamento del suo profilo. E la moschea di Finsbury Park di Londra è stata inserita tra le realtà vicine al “terrorismo” per fatti risalenti a un periodo precedente al 2005, mentre da allora pare che non abbia più intrattenuto rapporti con la galassia jihadista o estremista islamica. Per questo, nel 2014 HBSC le ha rifiutato un prestito e quando la moschea ha scoperto la vera ragione del diniego, ha fatto causa a Reuters e ha ottenuto un risarcimento di 10.000 sterline.

L’agenzia dispone di centinaia di analisti dediti solo all’attività di schedatura di possibili criminali, truffatori, terroristi, etc. Ogni mese, spiega, vengono aggiunti 34.000 nuovi profili e altri 60.000 vengono rivisti. Tuttavia, risulta alquanto opinabile il modo in cui tali esperti trattino caso per caso. Ad esempio, tra le organizzazioni schedate in Italia vi è CasaPound, inserita nell’elenco dei “terroristi”. Opinabili che siano le idee di questa organizzazione, è un dato di fatto che non sia mai stata indagata per reati legati al terrorismo.

Tra i nomi eccellenti, troviamo la famiglia Renzi, quella di Beppe Grillo, Papa Francesco e Silvio Berlusconi, quest’ultimo alla voce “corruzione”. (Leggi anche: Il Fisco ci spia, ecco il Grande Fratello)

 

Ora, il problema vero con World Check è che non si tratti di un database formale e chi ne fa uso non lo dice alla controparte, né chi è inserito in esso spesso lo sa, anche se formalmente potrebbe fare richiesta alla Reuters per sapere se sia stato schedato, inviando una email all’indirizzo [email protected]. Pertanto, succede che potresti andare in banca a chiedere un prestito e che questa te lo neghi senza spiegarti il perché. E non sapendo di essere stato inserito su questo database mondiale, puoi sbatterti mille volte la testa contro il muro, senza capire la ragione del rigetto della tua richiesta. Magari, molti anni prima sarai stato soggetto a un qualche protesto, cancellato dagli appositi registri vuoi perché hai ottemperato successivamente l’obbligazione, vuoi per il decorso dei termini previsti. Eppure, resti schedato da World Check, che pare sia più sollecita a inserire che non ad aggiornare i profili.

Se non è Grande Fratello questo, non si vede quale possa esserlo. Le vite di noi milioni e potenzialmente miliardi di persone nel mondo vengono schedate e valutate sulla base di informazioni anche possibilmente scarne e sommarie, senza che sedicenti “esperti”, residenti il più delle volte dall’altro capo al mondo, ci abbiano mai incontrati o abbiano mai messo piede sul nostro territorio o abbiano aperto un’istruttoria approfondita sul nostro caso. Non siamo solo alla schedatura, bensì pure all’arbitrarietà che si erge a dominio del mondo. Chi ci garantisce, ad esempio, che sulla base di idee politiche, fattori religiosi, stili di vita, etc., non si venga classificati con una qualche dicitura brutale, che ci farebbe automaticamente fuori da ogni possibilità di accesso al credito o di intrattenimento di affari con terzi? (Leggi anche: Bancomat obbligatorio è Grande Fratello fiscale)