Non è stata una semplice visita di cortesia. Vladimir Putin ha messo piede in Corea del Nord per la prima volta dal 2000, anno in cui divenne presidente della Federazione Russa. Ad attenderlo a Pyongyang un gaudente Kim Jong Un, leader indiscusso dello stato eremita. I due si erano incontrati più volte negli ultimi mesi, ma era stato il nordcoreano a recarsi a Mosca. Per il disturbo aveva ricevuto come regalo una limousine di fabbricazione russa. I due paesi hanno stretto la collaborazione da quando è iniziata la guerra in Ucraina.

Entrambi condividono la convinzione che l’Occidente vada combattuto.

Corea del Nord minaccia globale

In pochi lo sanno, ma Russia e Corea del Nord confinano, pur per pochi chilometri. Putin e Kim Jong Un non puntano solo a rapporti di buon vicinato, che tra l’altro ci sono già. Hanno appena siglato un accordo di reciproca difesa nel caso di attacco da un terzo stato. In altre parole, l’uno andrebbe in soccorso dell’altro se questi fosse attaccato militarmente. E tutto questo avviene sotto gli occhi della Cina, altro principale alleato di Pyongyang e confinante per 1.420 km. Pechino non sarà stata contenta di questa sintonia messa nero su bianco tra i due leader. Di fatti, suona come un messaggio di avvertimento anche nei confronti di Xi Jinping: “se succede qualcosa a Kim Jong Un, noi russi siamo lì ad aiutarlo”.

La Corea del Nord rappresenta una delle più gravi minacce geopolitiche nel pianeta. Pur essendo uno stato di neanche 25 milioni di abitanti e in estrema povertà, possiede uno dei più grandi eserciti al mondo: 1,2 milioni di soldati, a fronte di 7 milioni di riservisti. Qui, il servizio militare obbligatorio dura 10 anni per gli uomini e 7 anni per le donne. Di recente è stato previsto un accorciamento della durata di qualche anno. Per la difesa lo stato comunista spenderebbe intorno al 15% del Pil.

Non si hanno grandi notizie sul fronte macroeconomico e di altro tipo, visto che il paese è isolatissimo dal resto del mondo. Grosso modo, dovrebbe destinare a questa voce di bilancio sui 4,5-5 miliardi di dollari all’anno.

Kim Jong Un e Putin insieme contro Occidente

Sempre la Corea del Nord è nei fatti in possesso di tecnologia nucleare a scopo bellico. Lo dimostrano i frequenti lanci di missili balistici nelle acque del Pacifico, spesso con l’obiettivo quasi dichiarato esplicitamente di intimorire nemici storici come Giappone e Corea del Sud. La sua economia versa in condizioni disastrose. Sotto embargo dal 2017 per le sue reiterate minacce nucleari, non commercia quasi con nessun altro stato, a parte limitatamente con la Cina. E da qualche tempo sta esportando munizioni alla Russia per rifornirla nella guerra contro l’Ucraina, ricevendo in cambio preziosa energia.

Economia poverissima, ma lo stato si barcamena con escamotage

La Russia ha posto di recente il veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro ulteriori sanzioni alla Corea del Nord. A Kim Jong Un interessano due cose sopra ogni altra: ricevere le dovute attenzioni per uscire dall’isolamento internazionale ed affermarsi quale potenza temibile per chicchessia; l’afflusso di valuta estera con cui aumentare le importazioni di beni di prima necessità e finanziare i programmi bellici. Uno dei principali canali di accesso alle valute pesanti è dato dalla fornitura di lavoratori coattivamente reclutati e tenuti in stato di schiavitù all’estero, perlopiù in Russia e Cina. Sarebbero ancora 100.000 i cittadini nordcoreani esportati per la loro pura sussistenza e grazie ai quali la Corea del Nord riesce a tirare a campare. E nonostante l’ONU abbia vietato da tempo nuovi contratti di lavoro del genere in favore di Pyongyang.

Il furto di Bitcoin (e non solo) è un altro canale principale di accesso ai dollari.

Esiste un apposito ufficio ministeriale che se ne occupa. Di fatto, la Corea del Nord è uno stato che si regge esattamente come un’organizzazione mafiosa internazionale. La sua ideologia è nota come “juche” e punta alla totale autosufficienza economica rispetto al resto del mondo. Per Costituzione lo stato s’ispira allo stalinismo ed è l’unico al mondo ad avere come presidente un uomo morto: il Caro Leader Kim Il Sung, deceduto nel 1994 e considerato “presidente eterno”.

Corea del Nord non più sola: Putin a suo fianco

Tuttavia, nei fatti la carica si trasmette di padre in figlio. Kim Jong Un è il terzo ad ereditarla, al potere dal dicembre del 2011 dopo la morte improvvisa del padre Kim Jong Il. C’era stata una timida speranza di liberalizzazione dell’economia, che effettivamente si era avuta parzialmente prima del Covid, pur sotto forma di tolleranza delle piccole attività private e non attraverso una codificazione scritta di nuove regole. Con la pandemia la chiusura dei confini ha coinciso con una stretta durissima ai danni del mercato nero. Le condizioni di vita degli abitanti in Corea del Nord sono nuovamente sprofondate, ma adesso l’avvicinamento alla Russia di Putin spariglia le carte sul tavolo. Le sanzioni ONU, già facilmente aggirate dalla Cina, rischiano di diventare lettera morta. E, soprattutto, Pyongyang può contare su Mosca nel momento del bisogno. Putin non ha più alcun interesse a difendere la propria immagine in Occidente. E nel Sud Globale la dittatura sanguinaria nordcoreana non impressiona. L’accordo di questi giorni è un dito medio alzato contro Nord America ed Europa.

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