Berkshire Hathaway, il fondo d’investimenti di Warren Buffett, avrebbe compiuto un clamoroso passo falso. Lo si legge da giorni sulla stampa internazionale, quasi a voler sconfessare il mito del celeberrimo “oracolo di Omaha”. Così è chiamato l’arzillo 93-enne (94 anni li compirà a fine agosto) del Nebraska, che ancora oggi dimostra di avere solo da insegnare ai tanti giovincelli che si approcciano al mondo della finanza.

Buffett accusato di impazienza

Quale sarebbe stata la “stecca” di Buffett? Al termine del primo trimestre dell’anno, il suo fondo risultava avere venduto 115 milioni di azioni Apple.

Aveva fatto lo stesso nell’ultimo trimestre dello scorso anno, anche se relativamente solo a 10 milioni di titoli di Cupertino. Non sappiamo nei dettagli quali siano stati i prezzi di vendita. Li possiamo ipotizzare in base all’andamento delle quotazioni. In media, furono di quasi 185 dollari nell’ultimo trimestre dello scorso anno e di quasi 182 dollari nel primo di quest’anno.

Tuttavia, le azioni Apple chiudevano la seduta di venerdì scorso a 212,50 dollari. Facendo due rapidi calcoli, otteniamo che Buffett avrebbe accusato mancati guadagni (non perdite, come le definiscono certi giornali) per complessivi 3,8 miliardi di dollari. Qualcuno accusa velatamente il magnate di avere peccato di “impazienza”, il principale errore da cui Buffett ha sempre messo in guardia nella sua lunghissima e brillante carriera di finanziere.

Annuncio di Apple su integrazione iPhone e IA

Da cosa deriva l’accusa? Pochi giorni fa, il colosso guidato da Tim Cook ha annunciato una svolta in favore dell’Intelligenza Artificiale, mettendo le ali al titolo in borsa. Gli iPhone saranno integrati con ChatGPT, offrendo all’utente la possibilità di scegliere alternative come Gemini di Google e Grok di Elon Musk. Al mercato è piaciuto anche il fatto che l’offerta riguarderà solamente i nuovi modelli, fiutando lo stimolo agli acquisti nei prossimi mesi e anni.

Ancora tante azioni Apple in portafoglio

Buffett avrebbe toppato, insomma. Ma davvero possiamo affermare questo di un uomo che ordinariamente acquista un titolo per tenerlo tendenzialmente anche a vita nel portafoglio? Di azioni Apple il suo fondo ne deteneva a fine marzo 789.368.450 milioni per un controvalore di mercato (allora) di 135,36 miliardi di dollari. In pratica, quasi il 41% dell’intero portafoglio in valore era costituito da azioni Apple. Al termine del trimestre precedente, la percentuale superava il 50%.

La vendita di azioni Apple non è stata dovuta alla volontà di Buffett di disfarsi di un titolo in cui non crede più. Semmai, egli ha voluto ridurre l’eccessiva concentrazione dei suoi investimenti, in modo da contenerne anche i rischi. Chi segue il finanziere, sa che una delle sue massime riguarda proprio l’inopportunità di diversificare troppo gli investimenti finanziari. Sarebbe, a suo avviso, un modo per non guadagnare mai granché e per impiegare i capitali senza credere nello specifico a nessuno dei titoli acquistati. Tuttavia, Buffett potrebbe essersi reso conto che la concentrazione fosse divenuta un po’ eccessiva e che si rendesse necessaria una sua riduzione. Tanto più che il titolo è più che quadruplicato di valore negli ultimi cinque anni, salendo a una capitalizzazione complessiva di 3.260 miliardi, seconda solo a Microsoft.

Critiche a Buffett grossolane

Le critiche velate a Buffett, poi, svelano uno degli errori mentali commessi da certi analisti finanziari: giudicare un dis-investimento sulla base del timing, come se l’investitore avesse la sfera di cristallo. A posteriori siamo tutti capaci di affermare che avremmo potuto guadagnare di più o contenere le perdite se avessimo atteso per un po’ di tempo in più o fossimo usciti prima dal mercato. Ma nel caso di Buffett non siamo dinnanzi a uno sprovveduto che ha venduto azioni Apple a casaccio.

Tant’è che ancora oggi ne possiede per il 5% del totale. Egli ha certamente maturato plusvalenze dall’operazione, avendo acquistato diversi anni addietro a quotazioni molto inferiori. Se ha rinunciato a qualche ulteriore guadagno, lo avrà fatto per le ragioni sopra indicate, nonché eventualmente per impiegare la liquidità ottenuta su titoli dal maggiore potenziale. Parlare di errore guardando solo al grafico delle quotazioni successivamente alla vendita, svela molto di chi critica.

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