E’ stata una bomba anche sui mercati finanziari l’attacco portato avanti dall’organizzazione terroristica palestinese Hamas contro lo stato di Israele. Come se quasi venti mesi di guerra tra Russia e Ucraina non ci fossero bastati, siamo costretti in fretta e furia a rivedere le previsioni sull’economia mondiale. Inevitabile l’impatto sul mercato dei bond, già in fibrillazione da mesi per effetto dell’aumento globale dei tassi di interesse. I rendimenti obbligazionari sono complessivamente scesi, compresi quelli sovrani italiani.
Mercato bond risale un po’
La discesa dei rendimenti riflette un minimo ri-afflusso dei capitali dopo settimane di fuga. Il mercato a reddito fisso è considerato più sicuro nelle fasi di tensioni internazionali, specie quello sovrano. Gli investitori cercano di mettersi al sicuro portando a casa qualche cedola, anziché rischiare sul mercato azionario. C’è stata anche una discreta risalita dell’oro dai minimi da marzo a cui si era portato. Nulla di stratosferico. La stazionarietà dello spread, tuttavia, segnala che proprio in questa fase il mercato discerne tra bond e bond.
Rischio stagflazione pesa su BTp
I capitali si dirigono particolarmente a favore di “safe asset“ come T-bond e Bund. I rendimenti di questi scendono in misura più marcata degli altri bond, per cui gli spread tendono ad ampliarsi. Non è detto che questa situazione duri a lungo. A seconda di come si evolverà la guerra in Medio Oriente, le conseguenze potranno essere negative o positive per i rendimenti italiani. Esiste il rischio che si vada verso uno scenario di stagflazione, un’eventualità che porterebbe gli investitori a preferire ancora più marcatamente i “safe asset” sul presupposto che i paesi più indebitati abbiano maggiori problemi a sostenere tassi di interesse e d’inflazione elevati.
Spread giù con taglio tassi
Va da sé che ciò impatterebbe sullo spread BTp-Bund, ampliandolo sopra i livelli attuali. Viceversa, se si andasse verso un ulteriore indebolimento della crescita mondiale, il mercato ne trarrebbe la conclusione che le banche centrali saranno costrette a tagliare i tassi prima di quanto previsto. E ciò favorirebbe proprio i paesi fiscalmente più deboli come l’Italia, restringendone gli spread. Il fatto che i movimenti finanziari di questi giorni non siano così netti come avremmo immaginato, sarebbe la conferma che gli investitori non abbiano finora idea delle conseguenze concrete che questa nuova guerra provocherà sul piano geopolitico ed economico.