La speranza di vita in Italia torna a scendere a causa del covid. Troppi morti durante la pandemia hanno di fatto abbassato uno dei più importanti indicatori sociali che ci contraddistingue a livello mondiale.
Ciò si ripercuote inesorabilmente anche sulle pensioni. L’età anagrafica di uscita dal lavoro è infatti agganciata alla speranza di vita. Se questa sale, anche il requisito dell’età aumenta, se scende diminuisce di conseguenza.
Speranza di vita in calo
A fare il punto della situazione sugli effetti della pandemia è l’Inps.
Questa è scesa a 65 anni nel 2020 (rispetto ai 66 dell’anno precedente), riportando il valore indietro di dieci anni, al 2010 per l’esattezza. Dato che comporta di conseguenza anche il rallentamento dell’età pensionabile per la vecchiaia con l’andare del tempo.
Tradotto in parole semplici, si andrà in pensione qualche mese prima rispetto alle previsioni. Ma il rallentamento sarà solo temporaneo, poi – secondo gli esperti – la speranza di vita dovrebbe tornare a crescere.
Gli adeguamenti delle pensioni
Dal 2013, anno in cui la pensione è stata agganciata alla speranza di vita, si sono susseguiti ben 4 adeguamenti che hanno innalzato in totale l’età pensionabile di un anno. Oggi si va quindi in pensione a 67 anni. L’ultimo di questi adeguamenti, però, previsto per il biennio 2020-2021, è stato bloccato per via del rallentamento della speranza di vita.
Il prossimo adeguamento è previsto a partire dal 2023, ma considerando gli effetti dell’incremento della mortalità, è probabile che l’età pensionabile non aumenterà. In base alle stime elaborate dall’Inps sulla speranza di vita è quindi probabile che fino al 2024 si continuerà ad andare in pensione a 67 anni.
Gli scatti legati alla speranza di vita dovrebbero riprendere a partire dal 2025, con uno scatto di due mesi fino al 2027.