Effetto dazi: ora la Germania dovrà curarsi di più delle condizioni dei vicini

La Germania con i dazi americani dovrà rivolgersi al mercato europeo e finalmente capirà in quali condizioni versano le altre economie.
3 settimane fa
2 minuti di lettura

I dazi americani sono già un bel problema per la Germania di Friedrich Merz. Prima ancora di diventare cancelliere si ritrova a gestire la fase più delicata forse dal Secondo Dopoguerra per Berlino. La “locomotiva d’Europa” (ci torneremo!) si è fermata dal Covid in poi, ma il peggio potrebbe arrivare con la progressiva chiusura dei commerci che seguirebbe a una “guerra commerciale” scatenata dall’annuncio di Donald Trump di una settimana fa. L’economia tedesca è molto sensibile al fenomeno. La somma tra esportazioni e importazioni di sole merci nel 2024 valeva quasi 2.900 miliardi di euro, circa il 67% del Pil.

Made in Germany in cifre

Prima dei dazi la Germania ha venduto all’estero 1.560 miliardi di prodotti, maturando un avanzo superiore ai 239 miliardi, pari al 5,55% del Pil. Gli altri stati dell’Unione Europea hanno acquistato per il 54% del totale e di questi per il 38% i prodotti Made in Germany sono andati a finire nel resto dell’Eurozona. Una percentuale relativamente bassa, che denota la strategia di diversificazione nei decenni delle imprese tedesche. Una scelta oculata in un contesto di globalizzazione, ma che potrebbe essere destinata alla revisione con questi chiari di luna. E, soprattutto, spiega molto bene l’indifferenza dei governi tedeschi per le condizioni delle altre economie europee.

Per quanto il resto dell’UE abbia visto diminuire la quota delle esportazioni tedesche sul totale, esso ammontava nel 2025 al 67% dell’avanzo commerciale e l’Eurozona nello specifico ben il 57%. In altre parole, la Germania prima dei dazi esportava per oltre il 60% fuori dall’UE, ma con questa riusciva a maturare un attivo superiore ai due terzi del totale.

Nei soli USA, invece, l’attivo intorno agli 80 miliardi per le merci ha garantito un terzo del totale. Nel frattempo, le imprese tedesche puntavano a radicarsi in Cina per approfittare dello sviluppo di questo mercato nei prossimi anni.

Imprese tedesche a rischio competitività

Un progetto a lungo termine compromesso da pandemia, guerra e ora dai dazi. Se proprio vogliamo trovare un risvolto positivo di questa crisi, esso si rinviene nella necessità di fare i conti con la realtà che la Germania sta avendo già. Incredibilmente, Merz ha fatto riformare la Costituzione sull’articolo relativo al freno al debito. Spera di poter spendere in disavanzo 1.000 miliardi di euro in 10 anni tra riarmo e investimenti infrastrutturali. L’abbandono del paradigma dell’austerità fiscale, apparentemente feticcio incrollabile.

Con i dazi la Germania dovrà compiere un altro passo in avanti, questa volta nei confronti dei vicini di casa. Dovendo rimpiazzare le possibili minori esportazioni verso USA e Cina – il commercio globale, come detto, va a restringersi – dovrà esportare di più nel resto d’Europa. Per farlo non potrà più competere a colpi di manipolazione del cambio, come ha furbescamente fatto in questi decenni, salvo recriminare ipocritamente contro la Banca Centrale Europea. Se vorrà vendere di più verso Italia, Francia, Spagna, ecc., non potrà neanche cercare di competere sui prezzi. Anzi, c’è anche il rischio che le sue imprese subiscano la maggiore concorrenza delle rivali europee con costi del lavoro inferiori.

Con dazi Germania più pragmatica

Come fare? La Germania con i dazi americani dovrà occuparsi di più dei suoi partner commerciali, accertandosi che le loro condizioni economiche consentano alle sue imprese di avere mercati di sbocco sufficientemente capienti. In altre parole, è finita l’era della contrapposizione con le “cicale del Sud”. Il pragmatismo prenderà il sopravvento. I conservatori tedeschi hanno dovuto ingoiare il rospo del debito, dovranno ingoiarne altri e forse anche più grossi. L’economia tedesca ha vissuto in una bolla e adesso le si presenta il conto. Questa guerra commerciale punta a ridimensionarne le velleità insieme a quelle della Cina. A chi paventa disastri per l’Europa se s’inceppasse la sua “locomotiva” bisognerebbe ricordare che i tedeschi non trainano un bel nulla. Sono venditori netti di merci, siamo noi i loro acquirenti. Il benessere della Germania dipenderà sempre più in futuro dal nostro, non viceversa.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

offerte luce e gas
Articolo precedente

Offerte luce e gas, dove si paga di meno ad aprile 2025?

rottamazione quinquies
Articolo seguente

Riammissione rottamazione-quater prima della rottamazione-quinquies. Fattibilità e convenienza