I rendimenti dei titoli di stato italiani a 2 anni sono scesi allo 0,57%, il livello più basso da 3 settimane. Certo, siamo ben al di sopra del -0,07% a cui ancora si attestavano alla metà di maggio, nonché lontanissimi dal -0,27% a cui ancora giacciono gli omologhi spagnoli. Tuttavia, se consideriamo che il 29 maggio scorso, all’apice delle tensioni finanziarie e politiche in Italia, erano esplosi in area 2,45%, possiamo ben affermare che il panico sia venuto meno, anche se resta lo stato febbricitante.
Quanto alla scadenza decennale, il calo è stato un po’ mercato marcato, per quanto sostenuto: -28 bp al 2,55%. Di conseguenza, lo spread 10/2 anni per i BTp si è allargato di una decina di punti, attestandosi attualmente nell’ordine dei 200 bp o 2%, un livello rassicurante e sostanzialmente in linea con le sedute pre-tensioni. A fine maggio, il differenziale tra le due scadenze risultava crollato pericolosamente ad appena 90 bp. Se il “sell-off” fosse proseguito, probabile che avrebbe portato persino a un’inversione della curva dei rendimenti, con i biennali a superare i decennali e a preludere a una recessione economica dell’Italia. Per adesso, almeno questo pericolo sembra scongiurato, nonostante i livelli assoluti rimangano notevoli, specie se si tiene conto che persino i bond portoghesi offrono molto meno dei nostri, ovvero il -0,14% per un biennale e l’1,71% per un decennale.
Guardando alla forma delle curve all’estero, notiamo che lo spread 10/2 anni in Germania viaggia poco sopra i 100 bp oggi, in calo dai circa 110 pre-BCE; in Spagna si attesta a 150 bp dai 147.
Perché spread e rendimenti BTp stanno scendendo e forse lo faranno ancora