Effetto spread sulle pensioni: a rischio non solo la riforma, ma anche i pagamenti

Se lo spread si allarga troppo i pagamenti delle pensioni diventano più rischiosi. Mentre per la riforma si avvicinerebbe definitivamente la parola fine.
2 anni fa
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pensioni

Se lo spread sale il pagamento delle pensioni diventa più rischioso. Purtroppo, causa il debito pubblico che continua ad allargarsi, le tensioni sui rendimenti dei titoli di stato rispetto a quelli tedeschi oggi preoccupano più che mai.

Il pagamento delle pensioni, come tante altre prestazioni pubbliche, pesa molto sulle casse dello Stato. E se il costo di finanziamento del debito pubblico sale, il rischio che le prestazioni pubbliche (stipendi e pensioni) possano essere sospese aumenta.

Spread in aumento, perché c’è da preoccuparsi

Lo si è visto in Grecia dieci anni fa quando l’esplosione dello spread e la successiva ristrutturazione del debito pubblico obbligò il governo a intervenire.

Pur opponendosi ai diktat europei, l’allora governo guidato da Alexis Tisparas fu costretto a ristrutturare il debito pubblico e a tagliare le pensioni.

Un risanamento finanziario che ancora oggi non si è concluso ma che ha evitato alla Grecia di finire in default. Cosa che potrebbe accadere anche all’Italia, attualmente Paese più indebitato all’interno della Ue.

Così, occhi puntati sullo spread che, in caso di ritorno ai drammatici valori del 2011, vedrebbe il nostro Paese costretto a intervenire in maniera radicale su pensioni e stipendi pubblici. Lo chiederebbe l’Europa, certo.

Riforma pensioni verso il tramonto

In questo contesto, già aggravato da un periodo congiunturale critico e da alta inflazione, scordiamoci che il governo faccia una riforma pensioni come se lo aspettano i lavoratori. Non ci sono le risorse finanziarie necessarie.

Il ritorno alle regole Fornero dal 2023 è quanto di più probabile possa accadere nel silenzio dell’esecutivo, chiamato ad affrontare ben altri problemi finanziari. A cominciare da quelli derivanti dal caro energia.

Inutile farsi illusioni o nutrire speranze. L’uscita dal mondo del lavoro non potrà che avvenire con le regole Fornero, salvo poche eccezioni. Lo Stato non è più in grado di finanziarie a debito qualsiasi riforma che preveda uscite anticipate.

All’orizzonte si prospetta infatti la necessità di rivalutare, fra sei mesi, più di 16 milioni di pensioni tenendo conto dell’inflazione che è stimata per quest’anno intorno al 6-7%. Serviranno almeno 10 miliardi in più di euro da stanziare con la legge di bilancio. Inutile pensare che si riusciranno a trovare altri soldi per introdurre Quota 41 o il pensionamento anticipato a 64 anni di età.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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