L’Egitto tornerà ad emettere bond sui mercati internazionali per la prima volta dal 2021. A dirlo è stato il ministro delle Finanze, Ahmed Kouchouk, agli investitori stranieri nel corso di alcune riunioni a porte chiuse. Nell’anno fiscale attuale, che è iniziato l’1 luglio scorso, Il Cairo punta a raccogliere 3 miliardi di dollari attraverso Eurobond “e altri strumenti finanziari”. Tra questi vi sarebbero i cosiddetti “sukuk”, cioè obbligazioni compatibili con la legge islamica o Sharia, nonché emissioni garantite da organismi sovranazionali come Fondo Monetario Internazionale (FMI) e Nuova Banca per lo Sviluppo dei Brics.
Boom bond Egitto dopo scampato default
Anche se si tratta di un annuncio informale, il solo fatto che l’Egitto prospetti nuove emissioni di bond internazionali è da considerarsi un buon senso. Agli inizi di quest’anno il paese nordafricano era sull’orlo del default. Nel giro di poche settimane, l’aria è cambiata nettamente. Gli Emirati Arabi Uniti hanno offerto 35 miliardi di dollari al governo egiziano per acquistare i diritti di sfruttamento dell’area costiera mediterranea a fini turistici. Subito sono arrivati stanziamenti sia dall’FMI che dall’Unione Europea, i quali hanno portato nel complesso l’iniezione di liquidità a circa 55 miliardi.
Il rischio di default nel breve è andato scemando. Proprio i bond dell’Egitto ce lo svelano. Prendete la scadenza in dollari del 29 maggio 2032 con cedola 7,625% (ISIN: XS2176897754). Un anno fa quotava a 58 centesimi, mentre adesso si acquista sul mercato secondario a più di 87 centesimi. Se il rendimento è crollato in area 10,25%, nel frattempo l’investimento si è apprezzato del 50%. Ad esso dobbiamo aggiungere il 13% di cedola lorda effettiva maturata nell’anno considerato.
Rischio sovrano in calo
Anche per le lunghe scadenze i bond dell’Egitto scontano una forte riduzione del rischio sovrano. Il titolo del 29 maggio 2050 con cedola 8,875% (ISIN: XS2176889701), sempre denominato in dollari, è salito da 54 a 82 centesimi nel giro di un anno.
Default scampato, bond dell’Egitto da comprare? Serve non eccedere con l’ottimismo. I rating restano bassi: B- per S&P e Fitch, Caa1 per Moody’s. Le valutazioni sono “non investment grade”. D’altra parte, a fine anno è atteso un debito pubblico sopra il 95% del Pil. Il debito estero al 31 marzo scorso ammontava a 161 miliardi di dollari, di cui una trentina di miliardi a breve termine. Le riserve valutarie ad agosto erano solamente di 46,6 miliardi, pur in netta risalita grazie ai primi pagamenti di Dubai. Il punto è che la bilancia commerciale è cronicamente negativa, cioè le importazioni risultano sempre superiori in valore alle esportazioni. In pratica, c’è un deflusso di valuta estera costante, non compensato dai movimenti dei capitali. Le stesse partite correnti sono negative.
Svalutazione del cambio punto di svolta
Qualche buona notizia arriva, tuttavia, dal fronte del cambio. Dopo l’ultima svalutazione di inizio anno del 38%, la lira egiziana ha raggiunto il valore vigente sul mercato nero. Questo potrebbe attirare capitali dall’estero, visto che gli investitori stranieri non si attenderebbero più grosse variazioni negative del cambio nel breve e medio termine. In sostanza, la lira avrebbe toccato il fondo. Anche questo aspetto aiuterebbe i bond dell’Egitto, beneficiando dall’eventuale afflusso di capitali dall’estero.
Infine, c’è da registrare un calo dell’inflazione sotto il livello dei tassi di interesse. Ad agosto, i prezzi al consumo erano cresciuti tendenzialmente del 26,2% contro un costo del denaro del 27,25%. Tassi reali positivi attirano capitali. La prospettiva di un taglio dei tassi non lontano potrebbe spingere il mercato a puntare anche sui bond dell’Egitto in valuta locale.
Bond Egitto in portafoglio differenziato
Riepilogando, i bond dell’Egitto hanno corso tantissimo negli ultimi mesi, essendo svanito lo scenario cupo del default.