Egomnia, il film del grande bluff che mette a rischio le startup

Egomnia, una startup che nessuno conosce ispira un film: ecco i perchè del successo immotivato di una startup di non successo.
8 anni fa
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Egomnia: un successo che non è reale

Il tutto è nato dalle dichiarazioni fasulle rilasciate da Matteo Achilli alla BBC: il giovane aveva dichiarato di avere un fatturato di 550mila euro, quando la realtà era ben diversa. E le redazioni dei giornali che hanno fatto rimbalzare la notizia del suo successo potevano benissimo dare una controllata alla situazione debitoria del fondatore di Egomnia prima di decretare il suo successo.

Al di là del disastro del bilancio della società, Egomnia non ha fatto presa sul mercato poichè la piattaforma è praticamente deserta.

Negli ultimi due anni le visite totali registrate al sito da rilevatori come Webtrekk sono state meno di 300mila con un picco di quasi 15mila utenti a febbraio scorso.

The Starup: il film del grande bluff

Il film, diretto da Alessandro D’Alatri e prodotto da Luca Barbareschi, racconta la storia di un sogno che diventa realtà nel primo anno di vita della startup di Achilli. La vera storia di Matteo Achilli, invece, non è quella della realizzazione di un sogno, ma quella di aver travisato i fatti raggiungendo un temporaneo successo grazie anche al cinema. Un successo che, però, se non supportato dai reali fatti andrà pian piano sgonfiandosi. L’idea dell’algoritmo di Achilli, in ogni caso, ha un potenziale enorme, a prescindere da quanto poi in realtà funzioni Egomnia.

“Il film vuole essere anche un omaggio ad una generazione di ragazzi che si impegna in quello che fa, e sono la stragrande maggioranza, che hanno una passione, che si impegnano nello sport, che vivono il sacrificio di far convivere tutto questo con la scuola. Vedere che Matteo Achilli a 24 anni ha messo in piedi una società con un fatturato di tutto rispetto, e quasi venti dipendenti, mi sembra forte. Condividere questa energia, di chi rimane nel paese, di chi non se ne va o non ha la possibilità andarsene mi sembrava importante.

Come è importante raccontare che questo “si può fare” anche in un paese, come il nostro, fondato sulle spinte” racconta il regista Alessandro Alatri.

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