La domanda non è stata elevata, contrariamente ad altre emissioni sovrane recenti in America Latina. Ma era un fatto atteso, date le basse valutazioni creditizie. El Salvador è tornato sui mercati internazionali per la prima volta dal 2020 con l’emissione di un bond per 1 miliardo di dollari. Gli ordini sono arrivati fino a 2 miliardi e Bank of America ha agito da sole bookrunner. E’ stata offerta una scadenza nel 2030, cioè un titolo della durata di sei anni. La cedola è stata fissata al 9,25% e il prezzo a 89,923 centesimi, per cui il rendimento lordo annuale sale al 12%.
Verso nuovo buyback
Con il ricavato del bond El Salvador rimborserà altri titoli in scadenza nel 2025, 2027 e 2029, il cui ammontare complessivo arriva a 1,75 miliardi. Il buyback è stato annunciato nei giorni scorsi, sebbene non ne sia stato ancora reso noto l’importo effettivo. Inoltre, lo stato centramericano ha emesso anche un bond “only-interest”, le cui cedole saranno legate o al raggiungimento di un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per ricevere un prestito o alla promozione di almeno due agenzie al rating B entro il mese di ottobre del 2025. Se non si verificherà uno dei due eventi, le cedole saliranno dallo 0,25% al 4%.
Rating “spazzatura”
I bond di El Salvador godono di valutazioni assai basse: B- per S&P, CCC+ per Fitch e Caa3 per Moody’s. Tendere al rating B significa ottenere il quinto gradino dell’area “non investment grade” o “spazzatura”. Ma va detto che essi hanno registrato una performance spettacolare dal luglio di due anni fa. I prezzi sono letteralmente esplosi, come dimostra l’ultima emissione del 2020 avente ad oggetto una scadenza nel 2052. Essa era arrivata a prezzare appena 23,50 centesimi, mentre oggi vale sul secondario più di 80 centesimi.
Bond El Salvador, default solo rinviato?
Ad oggi, però, le distanze con l’FMI restano. L’istituto è contrario alla legge con cui Bitcoin è riconosciuto valuta legale nel Paese sin dal settembre del 2021. Stessa contrarietà anche ai bond “vulcano”, emissioni obbligazionarie legate sempre alla “criptovaluta” e che rischiano per l’organismo sovranazionale di esporre l’economia domestica alla volatilità di questo asset. Serviranno provvedimenti tesi a dimostrare la volontà di risanare i conti pubblici da parte del governo. Senza, l’FMI non effettuerà alcun esborso. E il rischio è che l’appuntamento con il default sia stato solo rinviato di qualche anno.