Si tornerà a votare il 23 febbraio in Germania dopo che socialdemocratici e cristianodemocratici si sono messi d’accordo per anticipare la data delle elezioni federali. Formalmente, serve che il Bundestag sfiduci il cancelliere Olaf Scholz. Questi aveva inizialmente fissato la data della votazione per il 15 gennaio, ma su pressione delle opposizioni è stato costretto a rivederla per dicembre, probabilmente nella prima decade. A quel punto, il presidente Frank-Walter Steinmeier avrà 21 giorni di tempo per sciogliere il Bundestag e da quel giorno la data per il voto deve essere fissata entro i due mesi.
Elezioni in Germania nel caos
La Germania è così abituata alla stabilità politica da non essere neppure pienamente a conoscenza di come si celebrino le elezioni anticipate. L’organismo elettorale federale ha inviato nei giorni scorsi una lettera Scholz per avvertirlo di non essere in grado di organizzare il voto così in fretta. Cronache dalla prima economia europea, che sembra precipitata negli abissi del dilettantismo.
Conti pubblici truccati
Ad ogni modo, sbaglia chi pensa che la crisi politica in atto sia stata solo il frutto di divergenze di vedute nell’ex maggioranza “semaforo”. Ci sono state, certamente, e sin dalla nascita nell’autunno del 2021. Mai la Germania aveva avuto una coalizione di governo formata da tre partiti sin dal 1949. E le distanze programmatiche tra Verdi e liberali, in particolare, erano talmente evidenti da rendere l’iniziativa legislativa assai fragile. Tuttavia, la coalizione esplodeva di fatto un anno fa. La Corte dei Conti dichiarava illegittimo il modo con cui il ministro delle Finanze, Christian Lindner, aveva approvato il bilancio pluriennale.
Secondo i giudici, il governo aveva sottratto dal conteggio del debito federale ben 869 miliardi di euro, istituendo 29 cosiddetti “veicoli speciali” (“Sondervermoegen”). In pratica, i conti pubblici erano stati truccati. Solamente per il 2023 la spesa pubblica risultò di 60 miliardi più alta.
Crisi economica e governo instabile
Senza più soldi per finanziare le rispettive promesse elettorali con il trucco, Scholz si è ritrovato a gestire una maionese impazzita. I Verdi hanno iniziato a chiedere l’allentamento delle regole di bilancio. Lindner, che è a capo dei liberali, partito fortemente schierato per l’ortodossia fiscale, non poteva accettare. Già aveva perso la faccia sulla vicenda dei conti truccati, figuriamoci rinnegare le istanze basilari del proprio elettorato. Nel mezzo i socialdemocratici, che hanno cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Pensavate per caso che una baracca così sgangherata fosse capace di gestire l’economia? In effetti, ha assistito passivamente al collasso del Pil e dell’industria, finendo per alimentare una sfiducia pressoché totale dei tedeschi sull’attività del governo. I sondaggi hanno registrato nel frattempo il collasso dei consensi di tutti e tre i protagonisti, confermati dalle elezioni europee a giugno e da quelle nei Laender a settembre. A rischio scomparsa, viaggiando al 4%, i liberali hanno voluto rimarcare la loro identità conservatrice nelle ultime settimane, arrivando a rompere con gli alleati con la proposta di un programma economico del tutto incompatibile.
Politica frammentata
Le elezioni in Germania non risolveranno la crisi politica in corso, che nasce dall’economia. La frammentazione dell’offerta è tale da rendere necessarie maggioranze a tre partiti anche nella prossima legislatura. A vincere sarà molto probabilmente l’Unione cristiano-democratica con circa un terzo dei voti. L’Spd di Scholz prenderebbe intorno alla metà. Insieme, rischiano di non conquistare alcuna maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag.
Se i liberali riuscissero a restare al Bundestag, ottenendo almeno il 5% dei voti, si andrebbe verso una coalizione nero-rosso-gialla. In ogni caso, la coabitazione tra liberali e socialdemocratici resterebbe drammatica dopo i fatti di queste settimane. Altrimenti, la ruota di scorta sarebbero i Verdi, anche se fortemente avversati dal centro-destra. Una coalizione nero-rosso-verde risulterebbe spostata a sinistra, l’ultima cosa che stanno chiedendo al leader conservatore Friedrich Merz i suoi elettori. Insomma, comunque vada sarà un caos. E i tedeschi sono bravi a gestire l’ordinario, non gli incidenti.
Elezioni in Germania non porranno fine al caos
Questa è la leader di fatto dell’Unione Europea, colei che dovrebbe guidare le trattative con l’amministrazione Trump sui dazi e che nel frattempo si dovrebbe occupare anche del dossier Ucraina. Per non parlare dell’economia, impantanata in tutto il continente tra crescita zero e rischio recessione. Dopo le elezioni in Germania, bene che vada il prossimo governo nascerebbe in tarda primavera. Difficile che possa segnalare una qualche svolta netta con la fase attuale, per quanto sopra spiegato. Berlino non ha più capacità di leadership, anzi non l’ha mai avuta. Gliela avevano affidata negli anni passati per assenza di alternative.