Il destino politico di Olaf Scholz potrebbe giocarsi oggi alle elezioni nel Land di Brandeburgo, che conta una popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti. Il cancelliere arriva da tre sberle elettorali pesantissime: la dura sconfitta alle europee di giugno e l’umiliazione in Turingia e Sassonia di inizio mese. A livello federale il suo Partito socialdemocratico (Spd) è stato superato da Alternativa per la Germania (AfD), un partito della destra euroscettica e accusato da tutti gli altri di nostalgia per il nazismo.
Elezioni in Brandeburgo ultimo test per Scholz?
Le ultime settimane sono state un calvario per Scholz. Prima l’attacco terroristico a Solingen, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, per mano di un richiedente asilo siriano che ha accoltellato a morte tre persone e ferito altre otto. Dopo le pessime notizie dall’economia tedesca, con Volkswagen ad avere annunciato il licenziamento di 15.000 dipendenti e la possibile chiusura di due fabbriche. Numeri raddoppiati a 30.000 per gli esuberi, secondo fonti di stampa smentite dall’azienda.
La Bundesbank ha avvertito che il Pil tedesco sarà stagnante o ancora in calo nel terzo trimestre e si riprenderà solamente a fine anno. Stanno andando relativamente bene le esportazioni, mentre la domanda interna va male. Significa che le famiglie non spendono e le imprese non investono. D’altronde si registra un pessimo clima tra le imprese. C’è scarsa fiducia proprio nel governo, a causa delle incertezze sulle politiche a medio e lungo termine che riuscirà a varare. La litigiosa maggioranza al Bundestag ha sfinito i tedeschi, che se oggi andassero a votare butterebbero fuori dal Parlamento i liberali, ridurrebbero i consensi per i Verdi e manderebbero a picco quelli dei socialdemocratici.
Coalizione di governo al collasso
Le elezioni di Brandeburgo possono suonare la campana a morte per la coalizione “semaforo”. I liberali rischiano di beccarsi uno zero percento tondo e i Verdi non andrebbero oltre il 4%. Nel 2019 presero rispettivamente il 10,8% e il 4,1%. E’ vero che una cosa è votare nei singoli Laender e un’altra in tutta la Germania, ma di elezione regionale in elezione regionale il trend da tempo si conferma lo stesso: la maggioranza di governo rappresenterebbe meno di un elettore su tre e i liberali rischiano di sparire dal Bundestag. Il suo leader e ministro delle Finanze, Christian Lindner, non può permettersi una simile umiliazione ed è tornato ad alzare la voce contro l’Agenda Green degli alleati, ma che ha sostanzialmente avallato fino ad oggi.
Ufficialmente, le prossime elezioni federali si terranno esattamente tra un anno e in Germania il voto anticipato è un evento più unico che raro. Nel 2005 il socialdemocratico Gerhard Schroeder dovette farsi sfiduciare dai suoi stessi deputati per consentire al presidente di sciogliere l’assemblea elettiva. Serpeggiarono persino dubbi di legittimità costituzionale sulla prassi seguita. Questo è rimasto l’unico punto di forza di Scholz. Anche se perdesse le elezioni in Brandeburgo, in conseguenza della granitica stabilità di governo garantita dalla Costituzione, potrebbe riuscire a restare cancelliere. Il fatto è che non lo vogliono i suoi alleati liberali, i quali temono di finire rosolati a fuoco lento per un altro anno.
Opposizioni si preparano al voto anticipato
C’è un segnale che lascia intendere che la politica tedesca si stia preparando allo scenario estremo del voto anticipato. Nei giorni scorsi Friedrich Merz è stato formalmente nominato candidato cancelliere per l’Unione cristiano-democratico (Cdu). Il suo principale avversario, Markus Soeder, leader dell’ala bavarese (Csu), ha rinunciato alla corsa. Questo significherebbe che il partito che fu di Helmut Kohl e Angela Merkel stia scaldando i motori in vista di una probabile campagna imminente dopo le elezioni in Brandeburgo.
Non esiste un precedente dal 1949 ad oggi di un cancelliere così scadente. Scholz rimarrà nella storia come un politico insipido, privo di qualsivoglia qualità, oltre che ovviamente di leadership. Sta portando il suo gruppo a percentuali non più compatibili con la definizione di “partito di massa”. La sua debolezza si ripercuote sull’Unione Europea, che praticamente non decide su nulla.
Elezioni in Brandeburgo possono rafforzare von der Leyen
A Bruxelles, tuttavia, la tedesca Ursula von der Leyen sta colmando il vuoto politico dell’asse franco-tedesco (il presidente Emmanuel Macron se la passa anche peggio), formando una Commissione “sua” e spostata a destra per riflettere le tendenze elettorali in corso. L’esito delle elezioni in Brandeburgo potrebbe rafforzarla ulteriormente per assenza di alternative. Ed è forse l’unico lascito positivo di questa legislatura senza un perché a Berlino: far sì che le istituzioni comunitarie camminino più sulle loro gambe, anziché continuare ad essere senza soluzione di continuità l’esterovestizione degli interessi franco-tedeschi.