Saranno Emmanuel Macron e Marine Le Pen i candidati che si scontreranno al ballottaggio per le elezioni presidenziali in Francia, il prossimo 24 aprile. Nessuna sorpresa da questo punto di vista, sebbene i risultati del primo turno siano stati un po’ diversi dalle previsioni. Il presidente uscente ottiene il 27,6%, un paio di punti in più della media assegnatagli dai sondaggi. La candidata sovranista si posiziona al 23,4%, sostanzialmente in linea con le attese. Invece, grosso balzo in avanti per Jean-Luc Mélenchon, che arriva al 22% e per poco non è andato al ballottaggio.
Al quarto posto e sotto le aspettative c’è Eric Zemmour con il 7,1%, candidato di estrema destra. A seguire Valérie Pécresse al 4,8%, praticamente ciò che resta della destra neogollista impersonata dai Repubblicani. Molto peggio è andata ad Anne Hidalgo, ex sindaco di Parigi e candidata dei socialisti, che con l’1,7% conferma la morte della gauche tradizionale.
Dai dati desumiamo, anzitutto, che almeno il 55% dei consensi sia andato a candidati “anti-sistema”, sebbene questo termine non debba portarci a conclusioni fuorvianti: nessuno di loro punta ad abbattere le istituzioni, semmai si propone di stravolgerne il modus operandi. Macron riesce a coagulare attorno a sé un elevato consenso tra gli elettori centristi e dovrebbe vincere anche al ballottaggio, almeno stando ai sondaggi.
Elezioni Francia, al ballottaggio due società contrapposte
Le rilevazioni di Ipsos France aggiungono molti altri spunti socioeconomici. Tra i francesi di età compresa tra 18 e 34 anni a vincere è stato Mélenchon. Tra i 35 e 59 anni si è affermata Le Pen, mentre Macron ha vinto tra gli over 60. E non è difficile capire perché. Il presidente ha vinto tra dirigenti (35%) e pensionati (38%), mentre Le Pen tra operai (36%), impiegati (36%) e altri dipendenti (28%).
I risultati del primo turno ci confermano quanto sappiamo da tempo: Macron vince nettamente nelle grandi città, mentre Le Pen e Mélenchon trionfano nelle città più piccole e in periferia. La Francia esce spaccata da queste elezioni tra classe medio-bassa da un lato e classe medio-alta dall’altro. Città e campagne, ceti protetti e sprovvisti di forti tutele sociali si scontrano nitidamente. Alla fine, quasi certamente a spuntarla sarà Macron. Mélenchon non potrà mai fare endorsement a favore di Le Pen, anzi ha invitato proprio a non votarla al ballottaggio già nella serata di domenica. Arrivare al 50% più un voto sarà un’impresa quasi impossibile per la candidata del Rassemblement National.
Resta da capire come Macron vorrà muoversi in queste due settimane di campagna elettorale. In teoria, gli servono proprio i voti di Mélenchon per stare più sereno, per cui dovrebbe spostarsi programmaticamente e nei toni a sinistra. A destra, tolti i voti di Le Pen e Zemmour, resta quasi nulla. Da quella parte, gli spazi di manovra sono inesistenti, a sinistra molto più evidenti. Ma Macron tutto è stato in questi cinque anni all’Eliseo, tranne che un presidente di sinistra. Dovrà fare una virata ad U per recuperare i disillusi tra la gauche. Il pericolo più grande per lui si chiama astensione. E al primo turno è salita al 26,2%, dato più alto dal 2002, non a caso la prima volta in cui si affrontarono al ballottaggio un presidente uscente contro il candidato dell’ultra-destra, al tempo il padre di Marine.