Scarsissima l’affluenza, ennesimo segnale di allarme arrivato dai cittadini italiani e non colto evidentemente dalla politica. Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia si sono appena concluse. I seggi hanno chiuso esattamente alle ore 15.00. La stampa è stata colpevole di avere seguito pochissimo e malamente questo appuntamento, interessandosi solo alle beghe tra partiti e all’interno di essi. Non si è discusso di programmi, almeno non all’infuori delle due regioni chiamate al voto. E non è normale quanto accaduto, data l’importanza che queste ricoprono nell’intero tessuto economico-produttivo italiano.
In Lombardia risiedono 9 milioni 943 mila abitanti, nel Lazio 5 milioni 715 mila. Hanno diritto al voto rispettivamente 8 milioni 349 mila e 4 milioni 816 mila elettori. Insieme, fanno più di un quarto (26,5%) della popolazione nazionale. I dati macroeconomici si rivelano ancora più interessanti. Nel 2021, la Lombardia aveva un PIL di 405,3 miliardi di euro, il Lazio di 197,7 miliardi. In media, ogni cittadino lombardo disponeva di un reddito di circa 40.760 euro e ogni laziale di 34.600 euro. Numeri ben al di sopra della media nazionale di 30.200 euro.
Al voto un terzo del PIL
Dunque, le elezioni in Lazio e Lombardia coinvolgono territori relativamente ricchi. Insieme, fanno oltre un terzo del PIL nazionale. Molto positivi i dati sul mercato del lavoro in Lombardia: 4 milioni e 400 mila occupati, pari al 68,1% delle persone di età tra 15 e 64 anni. Nel Lazio, si scende al 61,6% e a 2,3 milioni di occupati. In entrambi i casi, tuttavia, siamo sopra la media nazionale del 60,5% a fine 2022.
Le elezioni in Lazio e Lombardia rinnoveranno i rispettivi consigli regionali ed eleggeranno i nuovi governatori o, più propriamente, i presidenti di regione. Nella prima corrono Alessio D’Amato per il centro-sinistra, Francesco Rocca per il centro-destra e Donatella Bianchi per il Movimento 5 Stelle. Nella seconda, l’uscente Attilio Fontana per il centro-destra, Pierfrancesco Majorino per il centro-sinistra e Movimento 5 Stelle e Letizia Moratti per il Terzo Polo.
Elezioni Lazio e Lombardia, alcuni dati a cui guardare
Nel Lazio, il centro-sinistra amministra ininterrottamente da dieci anni, in Lombardia il centro-destra da ben ventinove anni. In caso di sconfitta in entrambe le regioni, il Partito Democratico resterebbe al governo solamente in Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia. In caso di vittoria in entrambe, il centro-destra si porterebbe a quindici su venti. Saranno importanti, però, anche i dati relativi ai singoli partiti dentro le coalizioni. Storicamente, Fratelli d’Italia è stata una formazione con baricentro elettorale nel Sud. La svolta c’è stata già alle elezioni politiche del settembre scorso, quando la sua affermazione nel Nord è risultata trainante, in quanto superiore al dato ottenuto nel Meridione.
Un tracollo dei consensi per Lega e Forza Italia, i cui leader sono entrambi milanesi, segnerebbe la fine di una lunga era per entrambi i partiti. E il PD dovrebbe valutare le alleanze a seconda dei risultati. Un’affermazione in Lombardia sarebbe il segnale che l’avvicinamento ai 5 Stelle porti bene. Viceversa, che sarebbe bene tenersene alla larga. Lo stesso dicasi per il Lazio: una vittoria grazie al Terzo Polo avvicinerebbe il Nazareno al suo ex segretario Matteo Renzi e a Carlo Calenda. Infine, tutti e tre i partiti dell’opposizione potrebbero persino prendere atto nel caso di sconfitta che meglio sarebbe stare uniti dappertutto, superando divisioni ideologiche e programmatiche.
Dato non secondario sarà la percentuale che otterrà Moratti. Da ex assessore alla Salute della Giunta Fontana, ex ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi e già presidente RAI in quota centro-destra, la sua storia politica è stata fino ad oggi tutta berlusconiana. Il cambio di fronte dell’ultimo minuto le avrà nuociuto o portato bene? E cosa significherebbe per il Terzo Polo nell’uno o nell’altro caso? Sotto il 20%, la performance di Letizia andrebbe considerata una debacle.